Migrantes su recenti morti nel Mediterraneo

Roma – “E’ un momento di forte preoccupazione, perché Mare Nostrum è stata una grande operazione umanitaria e di pace, con strumenti militari. L’annuncio della sospensione potrebbe anzitutto intensificare l’arrivo di altri profughi e di altri rifugiati, e dall’altro lato potrebbe portare ancora indietro di un anno, a quel 3 ottobre, in cui oltre 350 persone hanno perso la vita e farci tornare a piangere su dei morti perché non siamo in grado di presidiare un mare che è nostro e che è il nostro confine, non solo come Italia: come Europa”.
Lo ha detto oggi il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego, in una intervista alla Radio Vaticana. Per mons. Perego di fronte alle due soluzioni per presidiare il Mediterraneo e per salvaguardare le persone in fuga che lo attraversano, “Frontex” e “Mare Nostrum”, quest’ultima “ha dimostrato che si possono utilizzare strumenti della Marina militare non solo per presidiare i confini, ma anche per creare, di fatto, un corridoio umanitario. Credo che su questo occorrerebbe riflettere. E che poi si chiami Mare Nostrum o si chiami Frontex ma trasformato in questa soluzione che è stata il corridoio umanitario di Mare Nostrum poco importa.
L’importante è non perdere questa grande possibilità che è stata dimostrata dall’Italia, di fare del Mediterraneo un canale umanitario per salvare e per accompagnare tantissime persone”. E’ “chiaro” che da solo “Mare Nostrum” non basta, “l’Europa non è assente soltanto in questa operazione, ma è assente anche in una politica internazionale che tante volte vede due grandi blocchi ancora decidere le soluzioni dei Paesi al confine con l’Europa. Certamente il secondo elemento importante che dovrebbe accompagnare Mare Nostrum è una riflessione diversa su come è presente l’Europa in quei Paesi del Nordafrica che hanno visto una rivoluzione: come è presente in Medio Oriente, in una guerra che è ripartita in maniera impressionante; come è presente, l’Europa, in Iran e in Iraq; come è presente l’Europa in Ucraina, perché non dimentichiamo che l’Ucraina è un altro confine importante che potrebbe creare un esodo di migliaia di persone. Questi aspetti chiedono assolutamente una politica. L’Europa non può essere assente da questa realtà!”.
Per il direttore Migrantes in gioco di fronte all’emigrazione, oggi, “non è semplicemente un discorso di accoglienza o di non accoglienza, in gioco è qual è il modello di democrazia che noi vogliamo scegliere, se vogliamo continuare, come abbiamo scelto dagli anni Cinquanta in poi, a ritenere che il diritto d’asilo è uno strumento importante di una Europa democratica. In gioco, di fronte a questa migrazione forzata che sta avvenendo, è: se l’Europa vuole diventare una ‘cittadella murata’ chiusa o se vuole dimostrare la sua capacità democratica di rispondere a un diritto di persone che lo chiedono. E in questo caso è un diritto di asilo e di protezione umanitaria”.