Accoglienza su “due ruote” per non dimenticare i “fantasmi di Portopalo”: la testimonianza di Gaia Ferrara

Messina – Una pedalata lunga 1200 chilometri per i “fantasmi di Portopalo”, 283 migranti che nel Natale del ’96 persero la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Sono passati 18 anni e per ricordare le vittime innocenti di quella prima strage dell’immigrazione nel Mediterraneo e le tragedie che l’hanno seguita, ma anche per testimoniare le irrinunciabili ragioni dell’accoglienza che Gaia Ferrara ha pedalato da San Severo, in Puglia, fino a Portopalo. Nel palazzo comunale più meridionale della Sicilia, Gaia Ferrara sabato è stata ricevuta dal sindaco Giuseppe Mirarchi, dal collega della vicina Pozzallo, Roberto Ammatuna e da numerosi volontari, che in tante occasioni sono stati i protagonisti della macchina di solidarietà che si mette in moto a ogni sbarco. Se l’idea dell’accoglienza come necessità e come vocazione viaggia su tante gambe, adesso cammina da Nord a Sud e viceversa anche sulle ruote della bicicletta di Gaia che, sostenuta nella sua fatica dalle associazioni “Viandando” e “Libera”, ha ricordato che «è più che mai necessario parlare ai vivi e portare in Europa le firme che sto raccogliendo al fine di sensibilizzare tutti i Paesi sul fenomeno immigrazione che non è solo un problema perché i popoli hanno sempre viaggiato e sempre migrato». I problemi, pur inevitabili, diventano più spesso ingestibili  quando si rimuovono le ragioni di questo incessante movimento alla ricerca della dignità e gli Stati abdicano lasciando che a gestire questo esodo siano organizzazioni senza scrupoli. 
Un affare enorme su cui lucrano mestatori di ogni genere. Eppure per rendere inutili i “servizi” che offrono a caro prezzo ai tanti migranti disperati, basterebbe organizzare quei corridoi umanitari per la cui realizzazione da anni spingono associazioni religiose e laiche impegnate sul fronte dell’accoglienza e del rispetto dei diritti umani. Se l’Europa appare lontana più che mai, l’Africa è un soffio di vento che dalla sponda opposta del Mediterraneo porta uomini e caldo e a nessuna delle due urgenze è possibile sfuggire: «Sono persone mancanti – ha affermato Mirarchi – e Portopalo vuole ricercare fortemente la verità su quanto è successo. Giammai possiamo permetterci di dimenticare». A lungo, invece, la tragedia della F174, il cargo colato a picco nel Natale ‘96, venne negata. I corpi non furono mai recuperati, nonostante nel 2000 fosse stata disposta l’apertura di un’indagine avviata  un anno più tardi, che portò all’individuazione del relitto che ancora oggi custodisce, come un sepolcro, molti dei corpi dei 283 migranti, in maggioranza asiatici del Bangladesh, dello Sri Lanka e del Pakistan. Secondo quanto ricostruito nel corso di un processo celebrato al Tribunale di Siracusa, i migranti morirono per una manovra errata, durante il trasbordo dalla nave madre a un’imbarcazione più piccola, nelle acque quella notte agitate, tra Malta e Portopalo.
Le tragedie si sono ripetute,  l’ultima appena battuta dalle agenzie, e i tentativi di rimozione del problema continuano, Gaia Ferrara, pedalata dopo pedalata cerca di testimoniare che l’accoglienza è un dovere che ci rende uomini e l’indifferenza un effetto della globalizzazione che alle ragioni degli uomini ha anteposto quelle delle merci di ogni genere. (Nino Arena)