Accoglienza Sicilia: tante parole e pochi fatti sulle “spalle” di un’Isola di buona volontà

Messina – Dopo i salvataggi e gli sbarchi no stop delle scorse settimane, nei porti di Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Catania, almeno sul fronte della primissima accoglienza, si vive uno stato di apparente normalità e relativa calma. Rimane invece sempre più nebuloso il complessivo scenario dell’accoglienza, che continua a vedere la Sicilia sola e in prima linea: sia in termini logistici che materiali. A tornare sull’argomento, il deputato della Lega Nord, Matteo Salvini, negli scorsi giorni in visita in territorio siciliano. Quest’ultimo, grazie alla visita effettuata al Cara di Mineo, ha avuto l’occasione di osservare con i propri occhi quanto il sistema di esame delle richieste di asilo presentate dalle migliaia di disperati giunti alle latitudini siciliane, continui a rimanere affossata. Lo conferma l’elevatissimo numero di richiedenti “bloccati” da circa un anno presso il Centro di accoglienza del comune catanese, in attesa di essere chiamati di fronte le Commissioni territoriali deputate all’ascolto dei migranti e alla valutazione delle motivazioni che li hanno spinti ad intraprendere i viaggi della speranza. Per l’esponente della Lega Nord, la soluzione continua ad essere solo una: “Riuscire a migliorare le condizioni nei Paesi di provenienza degli stranieri, in modo tale che quest’ultimi possano provare a migliorare in patria la propria vita. O ancora, si verifichi direttamente nei territori di partenza dell’Africa chi veramente abbia diritto a partire”. Una tesi più volte presa in considerazione ma che fino ad oggi, vista la difficoltà concreta di realizzazione, continua a rimanere impraticabile. Così come continua ad esserlo una seria programmazione in materia. Il dato certo, dunque, rimane uno solo: la Sicilia, come evidenziato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, regge sulle proprie “spalle” il 93% del peso degli sbarchi, con un 7% che grava su Puglia e Calabria. Giorno dopo giorno il sistema accoglienza appare sempre più ingolfato. Se nei Centri di prima e seconda accoglienza i richiedenti asilo attendono invano di poter vedere riconosciuto il loro status di asilanti, nei Cie (Centro di identificazione ed espulsione) i tempi di quella che finisce con l’essere una vera e propria detenzione amministrativa, si allungano fino a determinare episodi di intolleranza e protesta. da parte degli stessi stranieri ”costretti”. Nel corso di quest’anno, nei 5 Cie operanti in Italia, (Bari, Caltanissetta, Roma, Torino e Trapani Milo) sono stati trattenuti 2.124 immigrati, di cui 1.036 rimpatriati. Nel 2013 sono stati invece trattenuti 6.016 stranieri (5.431 uomini e 585 donne), 2.749 dei quali sono stati effettivamente rimpatriati quest’anno. I tempi medi di permanenza nei Cie, sono di 55 giorni a Bari, 24 a Caltanissetta, 32 a Roma e Torino, 50 a Trapani. I posti disponibili all’incirca 500. Ai numeri delle attese si uniscono quelli dell’ospitalità: a San Michele di Ganzaria, grazie all’adesione ad un progetto Sprar, su disposizione della Prefettura di Catania, quindici richiedenti asilo sbarcati da poco sulle nostre coste sono stati assegnati al piccolo centro che già ospita dieci ragazze provenienti da Paesi del Corno d’Africa. I nuovi arrivati, sono uomini fuggiti dal Mali, Ghana, Nigeria e Burkina Fasu. La Prefettura non esclude la possibilità di poter dirottare a San Michele di Ganzaria altri migranti salvati dall’operazione Mare Nostrum. Prospettiva quest’ultima alla quale guarda con favore l’assessore comunale ai Servizi Sociali, Michele Giongrandi, che ha annunciato la pubblicazione di un bando di tirocinio formativo da svolgere in enti e imprese sammichelesi per dare ai richiedenti asilo l’opportunità di inserirsi nel territorio siciliano. A tal proposito, il sindaco, Gianluca Petta, ha voluto evidenziare come “il paese, per quanto piccolo, dimostri ancora una volta grande sensibilità al tema dell’accoglienza”. (Nino Arena – Migrantes Messina)