La tragedia quotidiana degli sbarchi, con il loro carico di disperazione e speranza, a Vizzini viene messo in scena anche dai migranti del Cara di Mineo. A una cinquantina di chilometri da Catania viene riproposto il progetto del Teatro del Mediterraneo, simbolo della Sicilia solidale nel cui seno è nato Sol.Calatino, “motore” di quel Centro accoglienza richiedenti asilo che è diventato una sorta di modello per le esperienze simili nate in altre parti d’Italia. Un progetto che punta a essere sempre più territoriale e al quale concorrono undici Comuni del Calatino, al lavoro con l’obiettivo di consolidare la rete dell’accoglienza di secondo livello per chi, sulle spiagge isolane, ha avuto la fortuna di giungere ancora vivo.
I migranti vestiranno i panni degli attori anche quest’anno, grazie al workshop teatrale “Mare nostrum”, che si concluderà con uno spettacolo a Mineo e Caltagirone, il 10 e l’11 luglio. Il dramma si basa su un testo di Massimiliano Perrotta, direttore artistico del Teatro del Mediterraneo, e sarà diretto dal regista Walter Manfrè, che ha ricordato come “in Egitto ho imparato cos’è la tolleranza, a Mineo ho visto cos’è l’integrazione”.
A margine della presentazione del progetto, Daniela Di Capua, direttrice del Servizio centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, nel corso dell’incontro su “Cultura e immigrazione: nuovi percorsi identitari” ha ricordato che “non possiamo parlare più di emergenza, visto che la situazione è la stessa da anni e lo sarà anche in futuro” e nel faccia a faccia successivo al suo intervento ha risposto ai sindaci e agli operatori di Cara e Sprar che non hanno mancato di fornire suggerimenti. Il sindaco di Vizzini, Marco Sinatra, ha sottolineato l’importanza del nuovo modello diffuso e collaborativo, mentre il responsabile della Comunità Sant’Egidio di Catania, Emiliano Abramo, ha portato la testimonianza di due ospiti del Cara pronti a dare il loro contributo alla rete dell’accoglienza. “Non ci arrendiamo alla logica dell’emergenza – ha aggiunto poi Paolo Ragusa, presidente di Sol. Calatino – ma lavoriamo per trasformare la disperazione in speranza. Il progetto del Teatro del Mediterraneo è il simbolo di questa impegno”.
Non è, quella teatrale, l’unica esperienza per trasformare in vissuto dell’intera comunità calatina l’esperienza del Cara e contribuire, anche per questa strada, ad ammortizzare le inevitabili frizioni tra residenti di lungo corso e ospiti. In occasione delle celebrazioni della “Giornata mondiale del rifugiato”, Mineo ha ancora una volta raccontato il rispetto: nella centralissima piazza Buglio, con l’orologio del palazzo municipale accanto alla croce posta nel punto più alto della chiesa del Collegio, la “Notte bianca delle culture” ha fornito l’occasione per una rassegna di immagini che devono sempre più diventare patrimonio di tutti, che fugga o apra le braccia: deserti di sabbia e fucili puntati, il mare più antico della storia attraversato sopra dei barconi e la morte a fare da madre e matrigna. Le mani amiche in aiuto.
Il Calatino, insomma, è orgogliosamente in prima fila nell’accoglienza agli “ultimi” provenienti per lo più da Africa ed Asia. Al 2009 risale l’avvio dei primi centri Sprar tra Vizzini e Caltagirone, ma è nel febbraio del 2011 con l’apertura del Cara di Mineo che tutto cambia in queste contrade coltivate ad agrumi. All’inizio della storia del villaggio della Solidarietà, Paolo Ragusa, il primo a insistere perché venisse superata la diffidenza e l’accoglienza diventasse un progetto e la testimonianza di un mondo diverso: “In questo territorio – afferma adesso Ragusa, presidente di Sol Calatino – l’accoglienza è ormai un esercizio stabile di umanità e l’integrazione è sempre più un progetto di sviluppo che assegna centralità alla dignità della persona”. I dati di metà 2014 dicono che 50mila migranti hanno raggiunto le coste siciliane in cerca di aiuto. Sono uomini, donne, bambini e ancora una volta in questa area della Sicilia orientale non ci si sottrae all’impegno. “Tutto questo – aggiunge Ragusa – grazie alla capacità di protagonismo e al senso di responsabilità degli enti locali che hanno accettato la sfida del governo territoriale di un fenomeno, come quello dell’immigrazione, che ha un rilievo planetario.
Partendo dall’esperienza del comune di Vizzini che ha coinvolto altre dieci amministrazioni locali in una rete territoriale diffusa, supportata dal consorzio Sol.Calatino e dalle sue cooperative associate – conclude Ragusa – il sistema Sprar nel territorio oggi offre oltre 300 posti di seconda accoglienza a beneficio dei richiedenti asilo, anche minori e con disagio mentale”. (Nino Arena – Migrantes Messina)