Catania – Ad Augusta, “Caput Mundi” del recente fenomeno migratorio, le Chiese di Sicilia si interrogano su come intervenire a sostegno dei migranti. Non si tratta di emergenza, ma di un’accoglienza straordinaria, quella che ogni giorno coinvolge centinaia di operatori della società civile e del mondo ecclesiale. A loro si è rivolto il Seminario regionale dal titolo: “Migrazioni forzate ed accoglienza” promosso dai due organismi della Conferenza Episcopale Siciliana, l’Ufficio Regionale per le Migrazioni (Migrantes) e quello per la Carità, proprio nella provincia di Siracusa, territorio nevralgico dell’operazione Mare Nostrum. Un momento d’incontro e confronto sulle migrazioni forzate, per comprenderne le cause e le modalità d’intervento. Una due giorni di lavoro ricca di contributi significativi, che hanno tracciato la strada di un cammino comune per una nuova cultura dell’accoglienza. In questa direzione Migrantes e Caritas hanno fissato gli obiettivi oggetto del loro incontro. A cominciare da una maggiore conoscenza del fenomeno nella sua complessità, attraverso gli aspetti statistici, sociali, economici e politici ad esso connessi. Contestualizzato, poi, come un “segno dei tempi” in cui lo Spirito agisce e si manifesta. Ed è in questa storia, che resta sempre una “storia di fede”, come ha ricordato ai presenti monsignor Francesco Montenegro, Vescovo di Agrigento e Presidente della Fondazione Migrantes, che le Chiese di Sicilia si adoperano per il bene dei migranti. Un’accoglienza straordinaria destinata ad aumentare con il passare delle ore. “Nel 2014 già oltre 43.000 salvati in mare (più della metà eritrei e siriani). Quasi 4.000 minori. E continuando su questo ritmo si potrebbe superare la quota raggiunta nel 2011”. Lo ha spiegato Vincenzo La Monica, della Diocesi di Ragusa, nel suo intervento d’approfondimento sui dati riguardanti la presenza dei migranti sull’Isola, fino a scandagliare la situazione dei rifugiati in Europa. Non solo numeri. Ma anche indicazioni preziose sulla tutela giuridica dei migranti, fornite dal professore Fulvio Vassallo Paleologo, e testimonianze di chi sulla propria pelle ha vissuto il dramma della traversata in mare. Storie di ordinaria speranza, raccontate direttamente dai ragazzi nigeriani che hanno trovato ospitalità grazie alla rete di accoglienza strutturata dalla Migrantes di Augusta. Il Seminario è stato arricchito dalla proiezione del documentario “La neve, la prima volta”, realizzato per Tg2 Dossier da Valerio Cataldi, con il patrocinio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite. Nel progetto è stato coinvolto anche il “Comitato 3 Ottobre”, nato con l’obiettivo di promuovere la Giornata della memoria e dell’accoglienza. Protagonisti quattro rifugiati seguiti da Lampedusa fino ai Paesi dove hanno scelto di vivere: Olanda, Svezia e Norvegia. Con le loro storie raccolte in presa diretta nei giorni del naufragio, nei tre mesi di permanenza forzata a Lampedusa e nei Paesi del nord Europa, destinazione finale dei protagonisti. Toccante testimonianza di come sia possibile seguire altri percorsi d’accoglienza. Accoglienza che nel nostro Paese si scontra con le leggi dello Stato e con una carenza di strutture che condiziona o vanifica ogni possibile soluzione d’intervento organico. Pensiero condiviso dal Prefetto Maria Carmela Librizzi, Commissario straordinario del Comune di Augusta, che ha lamentato “la mancanza di un piano di distribuzione, di ripartizione (scusandosi del termine improprio ndr) dei migranti che sbarcano sulle coste italiane”. “Situazione che rende difficile – continua il Prefetto – la sistemazione dei minori non accompagnati, che secondo l’art. 403 del codice civile, dovrebbero essere affidati ai Servizi Sociali del Comune in cui sono stati rintracciati”. A sintesi dei lavori, monsignor Domenico Mogavero, Vescovo delegato della C.E.Si per le Migrazioni e per la Carità, ha tracciato le linee pastorali per una “Chiesa che decide di rispondere oggi all’appello dello Spirito”, auspicando un “ripensamento su tutta la mobilità umana, per liberarla dalla marginalità pastorale e dalla episodicità emergenziale nella quale viene solitamente relegata”. (Filippo Cannizzo – Migrantes Catania)