Roma – Si calcola siano circa 10 milioni i rappresentanti delle popolazioni zingare in Europa, secondo le stime dei ministeri degli interni nazionali dei Paesi dell’Unione. In alcuni Stati come Romania, Bulgaria, Serbia ed Ungheria arrivano addirittura a rappresentare fino al 7% degli abitanti totali. Sono gli uomini e le donne che compongono la grande galassia delle popolazioni gitane nella UE, comunità disperse su tutto il territorio che rappresentano la più grande ed antica minoranza del nostro continente, un patrimonio di cultura e storia suddiviso in decine di etnie e sottogruppi che variano da paese e paese e per i quali nel tempo non si è trovato un fronte di integrazione comune a livello istituzionale. Oggi la popolazione zingara è la più discriminata d’Europa: secondo il Rapporto annuale della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza i rom si trovano regolarmente in posizioni di svantaggio in tutti gli ambiti fondamentali della vita quotidiana, dal lavoro all’istruzione, un carico pesantissimo che gioca un ruolo centrale nella mancata inclusione nei meccanismi sociali delle realtà di riferimento. A guidare la classifica dei Paesi europei con la maggior presenza di gitani è la Romania: il più recente censimento ufficiale, datato 2001, parla di 535.000 persone, ma secondo le stime sarebbero almeno un milione e mezzo gli abitanti zingari sul territorio rumeno. Subito dietro le comunità nomadi di Spagna, Ungheria e Bulgaria, con popolazioni gitane calcolate in circa 800.000 unità, e quelle di Serbia e Slovacchia, dove ad oggi ne sono stati censiti 520.000. Francia, Grecia, Regno Unito, Repubblica Ceca chiudono il cerchio dei paesi con un numero di abitanti di etnia nomade che si aggira intorno ai 350.000. Numeri più bassi, inclusi fra le 25.000 e le 50.000 persone, riguardano invece paesi come Portogallo e Austria. A subire le condizioni più difficili sono le popolazioni zingare dell’Est Europa. Secondo il rapporto Roma situation in Romania del 2012, realizzato da governo rumeno, Fondo Sociale Europeo ed UE, il 65% della popolazione rom residente in Romania vive in contesti abitativi privi di acqua corrente ed in assenza di un adeguato sistema fognario; lo stesso accade al 45% degli abitanti nomadi della Bulgaria, secondo il rapporto della commissione europea ‘The situation of Roma in an enlarged European Union’. A questo quadro si aggiungono i dati relativi ai redditi: secondo uno studio delle Nazioni Unite, circa 8 famiglie rom su 10 vivono ben al di sotto della soglia di povertà in Romania, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria e ben il 45% non dispone di alcun diritto relativamente alle prestazioni sanitarie. Una delle situazioni più complesse oggi in Europa riguarda la comunità zingara ungherese, un gruppo etnico che rappresenta il 7% del Paese e che deve oggi confrontarsi, oltre che con i problemi legati alla mancata integrazione nel tessuto sociale della nazione, con l’ondata di odio razzista fomentata soprattutto dal partito di estrema destra Jobbik (attestatosi al 14.3 % alle recenti consultazioni europee e di fatto seconda forza politica del paese) che ha fatto della battaglia contro le popolazioni zingare uno dei suoi cavalli di battaglia, con slogan elettorali come ‘votate Jobbik per sconfiggere gli zingari’, i continui attacchi di gruppi paramilitari legati al partito contro gli insediamenti nomadi e la proposta di creare dei ‘campi di tutela dell’ordine pubblico’, controllati dalla Polizia, nei quali sistemare la comunità zingara del paese. (Mauro Mondello – Avvenire)


