La chiesa e gli zingari: oggi la conclusione dell’Incontro sulla pastorale

Città del Vaticano – La storia dei rom e sinti è stata nella storia – e lo è anche oggi – spesso segnata da discriminazioni e pregiudizi se non ostilità. Papa Francesco, incontrando ieri mattina i direttori nazionali della pastorale dei Rom e Sinti, riuniti a Roma per una due giorni sul tema “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie”, ha chiesto che le istituzioni locali e nazionali, con il supporto della comunità internazionale siano impegnati a garantire i diritti di questi popoli che oggi troppo spesso “si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto” e che “sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio”. Per il papa tra le cause che nell’odierna società provocano situazioni di miseria tra queste popolazioni “possiamo individuare la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi”. I rom e sinti – ha aggiunto il papa “sono le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abuso. Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile”. E parlando a braccio papa Bergoglio ha ricordato un episodio al quale ha assistito negli anni scorsi: “Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l’autista spesso diceva ai passeggeri: ‘Guardate i portafogli’. Questo è disprezzo, forse è vero, ma è disprezzo”. Nella prima giornata di lavori i relatori hanno voluto ricordare l’incontro che papa Paolo VI ha voluto nel 1965 con i rom presenti a Pomezia per il loro pellegrinaggio internazionale. Era il 26 settembre 1965, cinquant’anni fa: con loro celebrò una liturgia e nell’omelia tracciò un programma di fede e di impegno per questo popolo affermando con forza che nella Chiesa “siete ben accolti, qui siete attesi, salutati, festeggiati. Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, [che] ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati”. Parole importanti ripetute varie volte e ricordate dal card. Antonio M. Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, aprendo i lavori sottolineando che “nella realtà sociale che cambia, anche la pastorale degli zingari è soggetta a evoluzione e richiede alla Chiesa rinnovate strategie pastorali, nuove vie e metodi adeguati alle circostanze”. La “strategia pastorale” già esistente “deve – ha spiegato – affrontare la sfida del mutamento e della revisione delle idee alla luce del Vangelo e del Magistero ecclesiale”. La Chiesa “ha il dovere di investire nei progetti educativi, nei servizi dell’ospitalità e dell’accoglienza, senza cadere però nel semplice assistenzialismo. La pastorale degli zingari deve aiutare a promuovere uno sviluppo umano integrale, sostenere l’autostima e incoraggiare l’esercizio della responsabilità personale. Rafforzare, poi, una sana identità e cultura zingara aiuta a far crescere il rispetto reciproco e a creare comunione”. “Nei confronti del popolo zingaro – ha detto – nessuno può arrogarsi il diritto di apprezzare alcune realtà e svalutarne altre, soprattutto quando si tratta di persone, ciascuna dotata di proprio bagaglio spirituale e culturale. L’evangelizzazione – ha aggiunto – non può trascurare quegli aspetti culturali, linguistici, tradizionali, artistici, che plasmano l’essere umano e i popoli nella loro integrità. Anzi, occorre leggere dall’interno la cultura della popolazione zingara quale elemento da integrare nel disegno salvifico divino”. Come tutti i popoli, anche gli zingari – ha poi concluso il card. Vegliò – sono fieri della loro cultura. In essa il Vangelo si innesta non come una ‘cultura’ altra, ma come la civiltà dell’amore portata dal Figlio Unigenito di Dio. Con il nostro sostegno e con la nostra vicinanza possiamo aiutare gli zingari a percorrere autentici itinerari di scambio positivo con altre società e di miglioramento per tutti della qualità della vita”. E per ricordare il “giubileo” dell’incontro di Papa Montini con i rom il pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti preparerà alcuni eventi che saranno discussi oggi, ultimo giorno di lavori, duranti i quali sarà ricordato l’incontro, il primo in Vaticano, di Papa Benedetto con i rom e sinti di tutto il mondo, l’11 giugno 2011. (Raffaele Iaria)