Milano – Ore 14, stazione Centrale di Milano, un sabato di primavera. In arrivo da Salerno altri 80 profughi siriani, in fuga dalla guerra e dalla morte. Andranno ad aggiungersi a quelli che già sono presenti in stazione, uomini, donne e bambini. Almeno un centinaio. Nuovi arrivi quelli di ieri pomeriggio. In serata poi ne arriveranno altri. Quanti? Non si sa. Forse 150. Perché in quello che è lo scalo ferroviario più grande del Nord Italia, non sa niente nessuno. La situazione è al limite dell’emergenza umanitaria e il capoluogo lombardo, che da mesi è fiaccato da questo problema, è ormai allo stremo. L’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino da settimane lancia l’allarme, rivolgendosi a chiunque: Prefetture, Regione, governo, a tutti. “La nostra città – dice Majorino – da mesi sta accogliendo migliaia di siriani in fuga dalla guerra senza la benché minima collaborazione delle altre istituzioni a livello sia nazionale sia locale. Le risposte del governo centrale sono totalmente inesistenti. Sem¬bra quasi che non ci sia un ministro dell’Interno di fronte ad una simile tragedia”. La Polizia di Stato che presidia la stazione poco può fare, anche perché per queste persone Milano è solo una tappa, un crocevia da superare verso la salvezza, verso quei Paesi del Nord Europa come la Germania e la Norvegia. Loro in Italia non ci vogliono stare, chiedono solo il “il diritto di passo”. Il problema, però, è la “Dublino 2”, ovvero la direttiva europea che obbliga a chiedere asilo politico o lo status di “rifugiato” nel primo Paese in cui si mette piede e rimanerci almeno per un anno. E loro non vogliono restare in Italia e così i siriani si trasformano in fantasmi: non si fanno registrare, non si fanno identificare. Vogliono solo andare via. La situazione di Milano non è isolata. Tutte le stazioni del Nord Italia e le città, almeno quelle più importanti, registrano il continuo arrivo dei profughi siriani. Ogni mezzo è buono per poi scappare. Per esempio il treno, ma vengono bloccati al Brennero e agli altri valichi e costretti a tornare qui. Oppure in auto, con i “mercanti” disposti in cambio di cifre pazzesche a portali a Nord dell’Italia. Il collasso di Milano nonostante gli sforzi del Comune di Milano, di Caritas ambrosiana, Casa della Carità, insieme a Farsi Prossimo, Fondazione Arca e Asl, è sotto gli occhi di tutti. E il tracollo ha scatenato anche feroci polemiche tra le forze politiche. Palazzo Marino, venerdì, per un pugno di ore, ha accarezzato l’i¬dea di allestire una tendopoli (idea poi tramontata ed è stata smentita dal Comune di Milano). Ieri sembrava essere in dirittura d’arrivo un accordo con “Grandi Stazioni” per dei locali sotto la “Centrale” da adibire a rifugio, ma si è dovuto rinviare. Così, alla fine, il Comune ha messo ha disposizione 200 nuovi posti letto recuperati dal Piano freddo e la Casa della carità ha fatto altrettanto con 80 sistemazioni provvisorie, in tutto 280. (D.Re – Fonte Avvenire)