Città del Vaticano – I nuovi santi della chiesa cattolica, papa Giovanni Paolo II e papa Giovanni XXIII hanno conosciuto le tragedie del XX secolo, ma “non ne sono stati sopraffatti”. A dirlo ieri mattina papa Francesco durante l’omelia della messa di canonizzazione in piazza San Pietro. Un momento storico quello vissuto ieri: per la prima volta a concelebrare sono due papi: il papa regnante Francesco e il papa emerito, Benedetto XVI. Molto commuovente l’abbraccio tra i due accolti dagli applausi della folla. Papa Bergoglio ha affidato ai due papi, oggi santi, Angelo Giuseppe Roncalli e Karol Wojtyla, il cammino dei due prossimi Sinodi dei vescovi sulla famiglia. San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II – ha detto – “hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi – ha voluto sottolineare – che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito Santo. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa”. Il papa bergamasco è stato il Papa della “docilità allo Spirito”. In questo “servizio al popolo di Dio”, ha poi spiegato papa Bergoglio, Giovanni Paolo II è stato il “Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal cielo lui accompagna e sostiene”. Il papa, commentando il Vangelo del giorno, ha posto al centro la figura di Tommaso, il discepolo che ha voluto toccare le piaghe di Gesù per credere e la Misericordia Divina che nasce da quelle piaghe “scandalo per la fede” ma anche “verifica della fede”.
“Nel corpo di Cristo risorto – ha detto il papa – le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: ‘Dalle sue piaghe siete stati guariti’. E Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto – ha affermato Papa Francesco – il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello, perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”.
Tante facce stanche, sfinite in piazza, dopo ore di attesa per entrare ma non stanchi e sfinite da non mettersi in
piedi se il rito religioso lo prevede in alcuni dei suoi
passaggi. Segno questo di una partecipazione convinta e non una presenta “tanto per esserci” come ci hanno detto alcuni. Due le preghiere rivolte ai nuovi santi durante la celebrazione: “Per intercessione di San Giovanni XXIII – ha recitato la
prima letta in lingua cinese – strappa dalla spirale
dell’odio e della violenza, o Padre, i pensieri e le
decisioni dei capi dei popoli e nelle relazioni umane trionfi
Gesu’ risorto e vivo”.
L’altra preghiera, in francese:
”Per intercessione di San Giovanni Paolo II, suscita sempre,
o Padre, tra gli uomini di cultura, di scienza e di governo
la passione per la dignità dell’uomo e in ogni persona sia
servito Gesù risorto e vivo”. (Raffaele Iaria)