Roma – “Per tanti anni in Italia si è utilizzato il termine ‘nomadi’ come sinonimo di Rom, Sinti o ‘zingari’. Il termine però definisce popolazioni che vivono itinerando, senza una base o forma di stanzialità: non è più la realtà dei Rom e Sinti presenti in Italia”. A dirlo è la Comunità di Sant’Egidio, in un intervento che arriva dopo che il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha firmato una circolare in cui prevede che gli atti dell’amministrazione non avranno più la dicitura “nomadi”, ma, di volta in volta, “rom, sinti e caminanti”. “La scelta del Sindaco non è un esercizio linguistico come qualcuno l’ha definito”, commenta la Comunità, “ma la scelta importante di uscire da un’ambiguità di fondo delle istituzioni”, in modo da “chiamare e pensare alle persone per ciò che sono e non per quello che noi le immaginiamo o dipingiamo”. Ciò “aiuterà a pensare e attuare politiche corrette”. Per la Comunità di Sant’Egidio, “la parola nomade contiene una rassicurante promessa di estraneità alla comunità di residenti, che consente più facilmente di escluderli dal cerchio della cittadinanza civica e della scolarizzazione”. “Un’etichetta che permette alle autorità locali di costringerli a restare tali, cacciandoli senza doversi preoccupare di dove potranno andare. Proprio per questo è necessario affrontare con chiarezza il discorso legato al nomadismo: gli 8-10 milioni di Rom sono all’85-90% sedentari”.