Cavallino – “Muri, separazioni, barriere non aiutano la vita dei rom, perché non aiutano la vita”. Lo ha detto questa mattina mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes intervenendo a Cavallino-Treporti (Venezia), all’incontro promosso dal Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari (CCIT), sul tema “Abbattere i muri di isolamento e di esclusione: una sfida evangelica di una dinamica sociale”. Per mons. Perego il muro se in architettura è l’archetipo, la struttura fondamentale, nella realtà sociale “diventa la negazione della vita. La realtà sociale è costruita sulle relazioni, sugli incontri, trova il suo archetipo nella libertà. In questa realtà, il muro è segno di divisione, di separazione, di esclusione”. Un lavoro pastorale costruito sulle relazioni, sul dialogo, sul reciproco riconoscimento, sull’altro non solo garantisce la pace, la felicità che tutti ricerchiamo, ma – per il direttore Migrantes – diventa “il progetto che trasforma veramente la città e costruisce il futuro”. La tutela dell’altro, delle minoranze, anche rom, è un segno che “stiamo guardando al futuro”, ha spiegato e, citando una omelia di Papa Francesco a S. Martalo scorso 24 gennaio, nel ricordo di S. Francesco di Sales, ha sottolineato che “E’ necessario avvicinarsi al dialogo, perché il tempo fa crescere il muro, come fa crescere l’erba cattiva che impedisce la crescita del grano. E quando i muri crescono è tanto difficile la riconciliazione. Io ho paura di questi muri che crescono ogni giorno e favoriscono i risentimenti. Anche l’odio. Il Signore ci dia la gioia di fare ponti con gli altri, non muri”. Mons. Perego si è detto “lieto” che l’incontro di quest’anno del Ccit avviene in Italia e ha auspicato che l’Europa “sia un giardino e non un carcere sicuro, dove i fiori possano crescere e ogni persona, gruppo, famiglia ritrovarsi. Non un sogno, ma un progetto da costruire insieme”.