Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione: un convegno al Senato

ROMA – “E’ giunto il momento di pensare a un nuovo percorso di cittadinanza per gli stranieri che qui si sono integrati e per le seconde generazioni”. A parlare è il presidente del Senato Pietro Piero Grasso che questa sera è intervenuto alla presentazione del Rapporto famiglia Cisf 2014 svoltosi al Senato. Per la seconda carica dello Stato “le nostre norme sulla cittadinanza sono fra le più severe in
Europa e rischiano di escludere dai diritti migliaia di persone che con il loro lavoro onesto contribuiscono al benessere e al progresso della nostra società, che è anche la loro società”. Per Grasso “la sfida della costruzione di una società multietnica deve partire essenzialmente dalla scuola” che “deve saper costruire la capacità di questi giovani cittadini di apprezzare le differenze”. E parlando dei giovani immigrati, soprattutto quelli nati in Italia e che “qui studiano, parlano la nostra lingua e i nostri dialetti; che tifano o giocano nelle nostre squadre di calcio” ha detto che “spesso  mi ritrovo fra molti di loro nelle iniziative a favore della legalità e mi sono sempre chiesto amaramente perché questi giovani combattono per la giustizia e per il futuro di un paese di cui non sono e non saranno mai cittadini, almeno finché la legge non sarà cambiata”.
Ad aprire i lavori del convegno, moderato dal direttore dell’agenzia di stampa “Redattore Sociale”, Stefano Trasatti, il direttore di Famiglia Cristiana, Antonio Sciortino secondo il quale “si può vedere qual è il sistema migliore, si possono trovare dei meccanismi, ma è indubbio che quanto prima dobbiamo riconoscere la cittadinanza: è un dato di fatto, ma anche un bene per il paese”.
Sciortino ha quindi parlato del ruolo dei media che sugli immigrati  “dovrebbero raccontare la verità” mentre spesso il loro modo di rappresentarli “non fa che aumentare i pregiudizi e le paure facendo passare una percezione distorta”.
“Occorrono sinergie, non sincretismi” per Pierpaolo Donati secondo il quale“occorre che ogni vera cultura della famiglia sappia approfondire e sviluppare i suoi valori, mentre si arricchisce nel confronto con le altre”.
La famiglia migrante è “una risorsa per la Chiesa, da riconoscere nella sua pluralità”, ha spiegato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes citando  le famiglie miste, i minori non accompagnati, le famiglie amputate all’origine, le famiglie in cui alcuni componenti ritornano a casa, le famiglie rifugiate, le famiglie rom. “Un volto variegato da conoscere perché una politica familiare che semplificasse il discorso sulla famiglia migrante tradirebbe questi aspetti”. Tra le “fatiche” della famiglia migrante mons. Perego ha ravvisato “lo sposarsi”, e sottolineato la carenza dei percorsi di preparazione e accompagnamento (solo per il 2% di queste coppie), e la maternità. Su 105mila interruzioni di gravidanza, 40mila riguardano donne migranti. La Chiesa e la società che camminano insieme sono “interpellate su questo cambiamento familiare che si inserisce in un nuovo contesto multietnico e interculturale da una parte, ed ecclesiale, ecumenico ed interreligioso dall’altro”, ha concluso il direttore Migrantes. “La sperimentazione di forme sempre più ‘micro’ di accoglienza integrata – ha spiegato Oliviero Forti, responsabile per l’immigrazione di Caritas italiana – può diventare il paradigma di riferimento per chi in questi anni desideri contribuire a una società più giusta verso chi fugge da fame e guerre”. Una “rinnovata politica europea entro cui inserire le strategie nazionali sull’accoglienza, nuove politiche inclusive, promuovere l’immigrazione familiare e affrontare il nodo della cittadinanza per i nati in Italia” è stata chiesta dal presidente del Forum delle famiglie, Francesco Belletti. “Le grandi sfide delle elezioni europee di maggio e l’emergere di atteggiamenti corporativi se non addirittura razzisti ci dicono che la partita è tutta da giocare”, ha aggiunto chiedendo “un grande impegno educativo” nel quale l’associazionismo può svolgere un ruolo strategico. (Raffaele Iaria)