CIR: soddisfazione a metà dopo l’approvazione della direttiva UE sull’attribuzione della qualifica di beneficiario di protezione internazionale.

Roma – Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) accoglie con “soddisfazione”, ma al contempo con “grande rammarico” il decreto di attuazione della direttiva 2011/95/UE sull’attribuzione della qualifica di beneficiario di protezione internazionale. Tale decreto – si legge in una nota – rappresenta “un importante passo in avanti sotto molteplici punti di vista”. In particolare, il CIR esprime “apprezzamento” per il fatto che la nuova normativa supera di fatto la distinzione tra status di rifugiato e protezione sussidiaria, comportando così il riconoscimento degli stessi diritti per entrambe le forme di protezione internazionale. A tal proposito, lo straniero titolare della protezione sussidiaria si vede rilasciato un permesso di soggiorno la cui validità viene portata da tre a cinque anni, e ha diritto al ricongiungimento familiare alle stesse condizioni dettate dal Testo Unico sull’Immigrazione per i rifugiati. Inoltre, coloro che beneficiano di protezione sussidiaria ottengono le stesse facilitazioni dei rifugiati in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali, dei diplomi, dei certificati e di altri titoli conseguiti all’estero. L’importanza dell’equiparazione dei due status di protezione internazionale è ancora più evidente – spiega il CIR – se si considera che in Italia la percentuale di coloro che ottengono la protezione sussidiaria costituisce circa il doppio di coloro che ottengono lo status di rifugiato. Secondo i dati Eurostat, infatti, nei primi nove mesi del 2013, a fronte di 18.780 richieste di asilo presentate in Italia, sono state prese 19.420 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti degli anni precedenti), di cui: 2.225 hanno riconosciuto lo status di rifugiato, mentre 4.120 la protezione sussidiaria. Nonostante le novità positive introdotte, il CIR ritiene che il nuovo decreto legislativo sia “un’opportunità mancata”, in quanto non va ad “intaccare” l’aspetto di “maggiore criticità che caratterizza il sistema di asilo italiano: l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale”. “Allo stato attuale, migliaia di stranieri una volta riconosciuto lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria si trovano in una situazione di totale abbandono e di forte marginalità, in quanto non avendo più diritto all’accoglienza e privi di mezzi di sussistenza, sono costretti a dormire per strada o in alloggi di fortuna. Purtroppo, l’abbandono sociale di tanti rifugiati, fortemente criticato anche dalle istanze internazionali di difesa dei diritti umani, rischia così di perpetrarsi”, dichiara il Direttore Christopher Hein. Il CIR, come l’UNHCR e diverse Commissioni parlamentari, ha più volte ribadito la necessità di introdurre “misure essenziali volte a favorire l’integrazione dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria nella società italiana, quali inter alia l’accesso a programmi di accoglienza per un periodo minimo di sei mesi successivo al riconoscimento della protezione internazionale”. L’adozione del decreto di recepimento della direttiva europea sulle qualifiche costituisce “un primo step verso l’adeguamento dell’ordinamento italiano al Sistema europeo comune di Asilo, come modificato dalle recenti direttive in materia di accoglienza e procedure, e verso l’adozione di un Testo Unico sull’Asilo” sottolinea il CIR che auspica che tale occasione “sia un’opportunità per rafforzare l’integrazione e l’accoglienza dei beneficiari di protezione internazionale”.