Milano – I nuovi cittadini crescono nelle piccole capitali dell’integrazione. Perché è soprattutto nella provincia italiana che in questi anni si sono registrate sia le percentuali più alte di immigrati rispetto alla popolazione sia quelle di acquisizione di cittadinanza. Segno di come l’integrazione abbia marciato silenziosamente nonostante il Belpaese sia in ritardo rispetto all’Europa nel concedere il passaporto italiano alle seconde generazioni. È la foto scattata da una ricerca della Fondazione Moressa su “Immigrazione in Italia e acquisizione della cittadinanza” che analizza il fenomeno a livello locale. Anzitutto i ricercatori della fondazione veneziana hanno elaborato un particolare indice di cittadinanza, misurando il numero di cittadini stranieri che ottengono la naturalizzazione ogni 100 immigrati residenti. A livello nazionale l’ indice medio risulta di 1,5 naturalizzati ogni 100 stranieri. Nel 2012 il picco si è registrato in regioni piccole o di frontiera come la Valle d’Aosta (4,3 naturalizzati ogni 100 stranieri), Marche (2,5%) e Trentino-Alto Adige (2,5%). Al di sotto della media nazionale il sud. Per quanto riguarda i comuni, i primi sono tutti al centro nord. Il record di percentuale di acquisizioni va ad Aosta (4,8%), seguita da Lumezzane, nel bresciano (4,6%), e Macerata (4,1%). Due anni fa i naturalizzati italiani residenti nel nostro Paese erano 670 mila. La Lombardia (123 mila) è quella dove ne risiedono di più, poi Veneto (70 mila) e Lazio (66 mila). Osservando l’incidenza sugli stranieri residenti, in Italia i naturalizzati rappresentano il 15,6%. Nelle regioni più piccole il rapporto va sopra la media e raggiunge il 33% anche qui in regioni di frontiera e di piccole dimensioni come Friuli-Venezia Giulia (il 26%) in Abruzzo (20) e Valle d’Aosta (26). Nell’Ue il Paese con il maggior numero di naturalizzazioni è il Regno Unito (22,7%), seguito da Spagna e Francia (14,6%). L’Italia, con 56 mila naturalizzazioni annue, si colloca in quinta posizione dietro alla Germania. Osservando però l’indice di acquisizione della cittadinanza, l’ Italia è molto al di sotto della media europea: mentre in Europa su 100 cittadini stranieri 3,7 acquisiscono la cittadinanza, in Italia solo 1,2. Effetto di una legge sulla cittadinanza ancora basata sullo ius sanguinis. Per quanto riguarda l’incidenza percentuale degli immigrati sui residenti, a livello nazionale supera di poco il 7%, ma in alcuni comuni del Centro-Nord supera il 20. In due centri del milanese si arriva addirittura a un immigrato su quattro residenti. Capitale nazionale dell’immigrazione si conferma Baranzate con il 26,1%. Segue Pioltello con il 22,6. Poi Santa Croce sull’ Arno, distretto del cuoio pisano (21%) e Arzignano, cuore del tessile vicentino (20). Quindi i centri dell’agroalimentare nella Bassa Padana, come Castel Goffredo e Castiglione delle Stiviere, entrambi nel mantovano, e Castel San Giovanni, nel piacentino, dove un abitante su cinque è immigrato. Nelle ultime posizioni i grandi comuni del sud come Cagliari, Palermo e Bari. Le nazionalità più presenti in Italia sono da anni romeni, albanesi e marocchini, ma la Fondazione Moressa rileva che dal 2007 al 2011 si registra un aumento complessivo del 56%. Chi per speculazione politica ha paventato orde barbariche da Africa e Maghreb è stato smentito. La crescita più alta riguarda le comunità provenienti dall’est Europa (Romania +183%, Moldova +135%, Ucraina +67%), ovvero la pacifica invasione delle badanti. (Paolo Lambruschi-Avvenire)