GMM: alcune esperienze in Italia

Roma – In Italia si parla spesso di accoglienza, tutela e orientamento dei migranti e richiedenti asilo, ma tutto cio’ e’ spesso demandato alla Chiesa e alle organizzazioni di volontariato. Un servizio che viene riconosciuto e molto apprezzato dalle istituzioni e dai cittadini. La Chiesa, soprattutto attraverso la rete delle Migrantes e delle Caritas diocesane, risponde efficacemente alle richieste che vengono da chi ha piu’ bisogno, non solo sul piano materiale ma anche spirituale. 

Citiamo alcune esperienze. 

In questi giorni e’ partito a Lampedusa il progetto Migrantes “Il viaggio della vita”, che insieme agli insegnanti delle scuole medie e del liceo intende sensibilizzare gli studenti sulla realta’ di origine dei migranti che passano a Lampedusa, sulle motivazioni che li hanno spinti a partire, sulle culture di cui sono portatori e sul viaggio che hanno affrontato. Attualmente il progetto coinvolge 25 insegnanti ed “è stato accolto con interesse – spiega Germano Garatto , sociologo e psicologo – alle famiglie dei ragazzi”. Per monsignor Giancarlo Perego , direttore della Migrantes, questa isola va considerata “come strada da cui passano molte persone e famiglie per raggiungere altri Paesi e tutelare la propria liberta’ e la propria vita. Questo fa sì che debba rileggere la vocazione della propria identita’ quale isola e citta’, a partire dai luoghi fondamentali: il porto, la piazza, l’ambiente, la scuola, il Centro di accoglienza, i luoghi d’incontro e di vita… Ma deve ripensare anche la propria cultura a partire da questo incontro con altre persone”.


A Vicenza l’ufficio diocesano Migrantes cura un progetto educativo in carcere attraverso dei cineforum. “Frontiere” – questo e’ il nome dato all’iniziativa – tratta il tema dei conflitti e dei processi interculturali evidenziati dai flussi migratori da diversi Paesi del mondo, soprattutto dal Nord Africa e dal Medio Oriente, attraverso il Mediterraneo. Il cineforum ha come obiettivo quello di essere uno stimolo al dialogo sulle “frontiere interiori ed esteriori” che ancora persistono in questo nostro mondo globalizzato, e un’opportunità di riflessione sulle esperienze di vita, di convivenza e di mediazione dei conflitti interculturali attraverso la conoscenza dell’altro. “L’aver condiviso una storia, un’emozione artistica  – spiega Luciano Carpo , della Migrantes diocesana – , diventa catarsi, stimolo a riprogettarsi in vista del reinserimento nella società”.


Una decina di ragazze e donne rom di Roma, su iniziativa del Vicariato e con la collaborazione degli Uffici Caritas e Migrantes e della Comunita’ di S. Egidio, hanno invece dato vita a un vero e proprio Atelier nel centro di Roma. “Offrire alle mamme e alle giovani dei campi rom l’opportunità di crescere in dignita’ – ha detto il cardinale Agiostino Vallini , vicario del Papa per la diocesi di Roma –  attraverso un lavoro artigianale, apprendendo le tecniche della sartoria, rappresenta un segno di speranza”. Le donne rom dell’Atelier sono riuscite, in due anni, a confezionare oltre 100 capi su ordinazione: “Un segno incoraggiante per tutti”.

Un campo particolarmente “sensibile”, nel settore delle migrazioni, riguarda le esigenze della “gente dello spettacolo viaggiante” come i circensi e i lavoratori nelle “giostre”, sempre in viaggio e, pertanto, nell’impossibilità di “appartenere”stabilmente a una comunità ecclesiale tradizionale come la parrocchia. A Carpi la Migrantes diocesana porta avanti un cammino di catechesi, in collaborazione con altre diocesi della Regione, rivolto a bambini e ragazzi delle famiglie di queste comunita’, oltre a un servizio che possa aiutare l’inserimento scolastico dei ragazzi nelle varie scuole, accompagnandoli all’esame finale di terza media. “Stiamo muovendo i primi passi – spiegano dalla Migrantes diocesana – verso un futuro che c’impegna, oltre a prepararli ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, nel creare opportunita’ di relazione con il territorio e soprattutto con le persone”. Quest’anno “abbiamo fatto 3 uscite con i ragazzi portandoli in tre realtà diverse del territorio”. (Raffaele Iaria)