MCI Germania e Scandinavia: quali liturgie per le nostre Comunità?

Ludwigshafen – Le Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia hanno tenuto a Ludwigshafen, dal 16 al 19 settembre 2013, il loro Convegno Nazionale sulla Liturgia, il tema di riflessione e di dibattito proposto per quest’anno dalla Conferenza Episcopale Tedesca, nell’ambito del Dialogprozess avviato nel 2011 ed in corso fino al 2015 per rilanciare la vita e la missione della comunità ecclesiale. Quale culto di Dio oggi? È l’interrogativo a cui i rappresentanti delle oltre 100 comunità di lingua italiana presenti in Germania, Scandinavia e Belgio, hanno cercato di rispondere, dopo averne approfondito l’insegnamento biblico con il noto biblista di Francoforte Johannes Beutler, ed affrontato il rinnovamento liturgico promosso dal e dopo Concilio Vaticano II con il liturgista trentino don Lodovico Maule. La riflessione concreta sul culto di Dio nelle nostre Comunità è stata avviata dalla relazione del Delegato nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane p. Tobia Bassanelli, che ne ha messo in rilievo i problemi, le carenze, ma anche gli aspetti positivi. Sintetizzando concludeva: le liturgie delle Missioni sono spesso carenti di rito, ma ricche di umanità, una componente essenziale della fede. “Il vuoto crescente delle chiese, con la conseguente fuga dai sacramenti, non può essere ignorato. E non può essere addebitato unicamente alla secolarizzazione o alla cristianizzazione”, si legge nel comunicato finale diffuso oggi: “qualcosa non funziona nelle nostre liturgie, forse per un linguaggio ancora troppo lontano da quello della gente o per segni oggi difficilmente comprensibili”. Vanno sicuramente accentuati la catechesi, la partecipazione attiva di tutta l’assemblea, il senso della festa, l’incontro di fede della Comunità, quello con Dio attraverso la presenza reale del Risorto che dona il suo Spirito per la liturgia reale nella famiglia, sul posto di lavoro, nell’ambiente quotidiano di vita, vivendo quanto proclamato nel rito. La Comunità italiane sono “coscienti del buon contributo che possono dare alla chiesa locale, non solo nelle liturgie binazionali e internazionali, anche attraverso alcune tradizioni popolari di testimonianza pubblica della fede nelle strade e nelle piazze, ma soprattutto riempiendo ogni momento cultuale di famiglia, di calore, di umanità, in modo che la celebrazione della fede, l’incontro con Dio e con la comunità nelle nostre liturgie siano sempre una festa, una gioia che contagia.