Roma – Un incontro denso e toccante quello di questo pomeriggio al Centro Astalli. Papa Francesco ha visitato il Centro dei Gesuiti per i Rifugiati. E’ arrivato, nel primo pomeriggio, alla mensa del Centro con la macchia e senza scorta e ha salutato con affetto e semplicità le persone che, come ogni giorno, erano in fila per un pasto. Poi è entrato a salutare un gruppo di rifugiati e si è intrattenuto con loro. Al termine della sua visita alla mensa si è recato nella Chiesa del Gesù, luogo fortemente simbolico e significativo, perché qui si trova la tomba di Padre Pedro Arrupe, fondatore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, a cui i Papa ha reso omaggio insieme a una famiglia di rifugiati egiziani. Oltre a padre Giovanni La Manna, Presidente del Centro Astalli, hanno rivolto un saluto a Papa Francesco Carol, rifugiata siriana, e Adam, sudanese del Darfur. Nel suo intervento Papa Francesco ha esortato a non aver paura delle differenze e a impegnarsi insieme per la causa del bene comune e della dignità dell’uomo. In particolare ha esortato la Chiesa a compiere gesti concreti e coraggiosi di accoglienza: “I conventi vuoti non servono a aprire alberghi e fare soldi: sono per la carne di Cristo, sono per i rifugiati”. Ognuno di voi ha detto il Papa, rivolgendosi agli ospiti del Centro, porta una storia di vita che ci parla di drammi di guerre, di conflitti, spesso legati alle politiche internazionali. Ma ognuno di voi porta soprattutto una ricchezza umana e religiosa, una ricchezza da accogliere, non da temere. Molti di voi siete musulmani, di altre religioni; venite da vari Paesi, da situazioni diverse. Non dobbiamo avere paura delle differenze! La fraternità ci fa scoprire che sono una ricchezza, un dono per tutti! Viviamo la fraternità!” Il Papa ha quindi ringraziato coloro che si occupano di queste persone “che non donate solo qualcosa o del tempo”, ma che cercano di entrare in relazione con i richiedenti asilo e i rifugiati “riconoscendoli come persone, impegnandovi a trovare risposte concrete ai loro bisogni. Tenere sempre viva la speranza! Aiutare a recuperare la fiducia! Mostrare che con l’accoglienza e la fraternità si può aprire una finestra sul futuro, si può avere ancora un futuro! Ed è bello che a lavorare per i rifugiati, insieme con i Gesuiti, siano uomini e donne cristiani e anche non credenti o di altre religioni, uniti nel nome del bene comune, che per noi cristiani “espressione dell’amore del Padre in Cristo Gesù”. Papa Francesco ha quindi usato tre parole per riassumere questo lavoro: “servire, accompagnare, difendere” che vuol dire “mettersi dalla parte di chi è più debole. Quante volte leviamo la voce per difendere i nostri diritti, ma quante volte siamo indifferenti verso i diritti degli altri”, ha sottolineato aggiungendo che “per tutta la Chiesa è importante che l’accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli ‘specialisti’, ma siano un attenzione di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, dell’impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali”. All’incontro erano presenti molti volontari impegnati ogni giorno con i rifugiati che portano avanti una “cultura nuova, capaci di procurarci aiuto gli uni con gli altri”, ha detto padre Giovanni La Manna, Presidente del Centro Astalli durante la conferenza stampa seguita alla visita. Una visita che indica una strada: una attenzione verso il mondo dei migranti con due visite in sei mesi di pontificato. Prima a Lampedusa a luglio ed oggi al Centro Astalli, ha detto il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. All’incontro era presente anche il Direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego. (Raffaele Iaria)