Migrantes: un’estate non indifferente, con la voglia di pace

A Catania le onde portano sulla costa i corpi di alcune persone africane morte durante la traversata e il gestore dello stabilimento balneare lo chiude in segno di lutto. A Siracusa approda una carretta del mare e i bagnanti fanno una catena umana per accompagnare in salvo le persone, uomini, donne e bambini. A Reggio Calabria il nuovo Comandante dei vigili muore d’infarto dopo il faticoso lavoro di una giornata per portare in salvo le persone immigrate sbarcate nel porto. Il governo Letta decide di accogliere 205 persone in fuga dalla guerra in Siria e rifiutate da Malta. Una donna siriana muore dopo lo sbarco e il marito e i due figli decidono di donare gli organi (i reni e il cuore) a tre pazienti siciliani, per “ricambiare dell’accoglienza ricevuta dai siciliani”. Sono solo alcuni dei tanti gesti che hanno dimostrato, nei mesi estivi appena trascorsi, come il rischio dell’indifferenza nei confronti degli sbarchi e delle persone sbarcate, provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente, è stato vinto nel cuore di tante persone e famiglie. L’appello di Papa Francesco lanciato da Lampedusa a non essere indifferenti, a non fingere di  non vedere popoli in fuga da guerra e persecuzioni, è stato raccolto questa estate da molte persone, dimostrando la verità e la concretezza dell’accoglienza. Accogliere le persone forzatamente costrette a lasciare il proprio Paese significa far crescere in qualità la nostra esperienza cristiana, attraverso gesti che non sanno di straordinario, ma accompagnano la quotidianità della nostra vita. Nei prossimi mesi le previsioni parlano del possibile arrivo di 30-40.000 persone sulle nostre belle coste del Sud, se continuerà la drammatica situazione in Egitto, in Siria che rischia di travolgere anche altri Paesi confinanti, oltre che innescare una guerra che possa vedere l’intervento delle grandi potenze del mondo. Il mese di settembre si è aperto con un grande desiderio di pace espresso da Papa Francesco, all’Angelus di domenica 1 settembre, e che ha visto il coinvolgimento di tutta la Chiesa, di altre esperienze religiose, dai bambini agli anziani nel sabato di preghiera e digiuno del 7 settembre. Anche la preghiera è un gesto “non indifferente”, che ha un sapore e un valore politico, perché ci rende partecipi della capacità di Gesù Cristo, nel Padre e con la forza dello Spirito, di amare e di promuovere la pace. “Circondare la Siria” della preghiera è stato un gesto e un messaggio forte che ha creato una catena di fedeli cattolici che desiderano non solo pensare la pace, ma costruirla giorno dopo giorno, insieme a persone, gruppi, comunità, religioni differenti. In questo modo, la differenza – una realtà che alimenta spesso le distanze, i pregiudizi,le discriminazioni, che sono l’anticamera della guerra – è diventato un valore per costruire insieme la pace. (Giancarlo Perego – Migranti-press)