Milano – Il ruolo che assume la casa nell’esperienza del migrante risulta tanto più centrale quanto più il progetto migratorio è maturato in direzione della stabilizzazione insediativa e della possibilità di una progettualità a lungo termine che riguardi non solo il singolo individuo ma anche la sua famiglia. I percorsi d’inserimento sociale degli immigrati che hanno deciso di stabilirsi in Italia si possono presentare però irti di ostacoli se questi nuovi cittadini aspirano a stabilirsi e ad avere una casa che non costituisca un semplice riparo, bensì uno spazio adeguato alla vita con i propri familiari. Nel volume “La casa degli immigrati. Famiglie, reti, trasformazioni sociali” (Franco Angeli Editore) è posto l’accento sulla questione abitativa all’interno della più generale relazione tra desiderio, da parte degli immigrati, di essere nuovi cittadini e le reali opportunità offerte loro dalla nostra società e dalle istituzioni politiche. Nel testo si esamina quindi la “questione abitativa” degli immigrati sotto due aspetti. Il primo è quello dell’esperienza degli immigrati stessi, considerando la casa sia come bisogno legato all’inserimento sociale, sia come spazio domestico e luogo di relazione. Il secondo è quello che, ponendosi dal punto di vista della società d’approdo, considera la casa come indicatore d’integrazione e come problematica relativa alle politiche sociali in tema d’immigrazione. Il lavoro è rivolto non solo agli studenti di scienze sociali, ma anche agli operatori sociali, policy maker, insegnanti e tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nelle problematiche relative all’immigrazione.