Il vescovo di Torino visita il campo Rom

Torino – Ieri mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia ha visitato uno dei campi abusivi del capoluogo piemontese. Una visita durante le feste natalizie come gli anni scorsi per ribadire che Torino è sempre stata una città “accogliente e solidale”. “Vedervi qui – ha detto rivolgendosi ai nomadi –  in questa vostra condizione, è come vedere rappresentato uno schiaffo alla città”. 

“Anche se sappiamo che i problemi esistono – ha detto ancora il presule agli abitanti del campo di  corso Tazzoli, alla periferia sud della capoluogo –   bisogna continuare ad avere speranza e fiducia. Torino ha le risorse per affrontare e rimediare a questa vostra situazione: non solo a parole, ma con i fatti. Perché è arrivato il momento delle scelte concrete”.

Mons. Nosiglia ha chiesto direttamente agli abitanti quali siano i loro problemi. Acqua, luce, raccolta dei rifiuti, fognature: queste le richieste che sono arrivate all’orecchio dell’arcivescovo da parte delle famiglie che vivono nel campo. 

“Mi farò carico di portare queste vostre istanze agli amministratori della città. È una buona notizia che i fondi europei per l’emergenza nomadi siano stati sbloccati – ha sottolineato l’arcivescovo, facendo riferimento ai cinque milioni di euro recentemente stanziati attraverso un accordo tra Comune e Prefettura -. Bisognerà fare il possibile affinché siano usati nel migliore dei modi, per affrontare le attese e le richieste del vostro popolo”.

Mons. Nosiglia ha pregato con loro nella piccola chiesetta del campo. Dopo ha consegnato a ciascuna famiglia del campo una copia, in italiano e in romeno, della sua lettera pastorale dedicata al popolo rom e sinti: “Non stranieri. Ma concittadini e familiari di Dio”, nella quale invitava i rom ad avere fiducia nella “possibilità di dare un’istruzione, una casa, un lavoro ai vostri figli! Abbiate fiducia – scriveva il presule – di avere un posto migliore tra noi, nella nostra città e nei nostri paesi. Abbiate fiducia di poter essere amici di noi non rom e non sinti, ma tutti figli dello stesso Dio, che è Padre di tutti”. Lo stesso messaggio che un capofamiglia della comunità ha lasciato a mons. Nosiglia, accogliendolo all’ingresso del campo: “Non c’è un Dio degli italiani e un Dio dei rom, Dio è di tutti”.

Per don Fredo Olivero della Migrantes di Torino “se tutti lavoriamo insieme, convinti che ce la si possa fare, allora si può fare davvero qualcosa per migliorare le condizioni di vita di queste persone”. Per il sacerdote “è fondamentale l’impegno e il coinvolgimento delle famiglie, oltre che delle associazioni e del volontariato: questo campo, rispetto ad altri della città, dove i problemi sono più evidenti e acuti, ne è la dimostrazione. Con l’impegno delle associazioni, del quartiere, delle parrocchie della zona, e di alcune famiglie italiane che hanno adottato alcune famiglie del campo si è riusciti a fare in modo di attenuare il disagio, e soprattutto a raggiungere l’obbiettivo fondamentale di avere l’80 per cento dei bambini che vanno a scuola e frequentano un doposcuola organizzato dai volontari. Ora tocca alle istituzioni – conclude don Olivero – fare qualcosa”. (R.I.)