Roma – “L’Europa, gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia ben conoscono la presenza di immigrati dall’Est europeo, dall’America Latina e dalle Filippine, in maggioranza cattolici. Costoro sono una ricchezza non solo a livello economico, ma per la nuova evangelizzazione”. Lo ha sottolineato ieri mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione, intervenendo all’incontro dei delegati della pastorale dei migranti in Europa riuniti a Roma dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che si conclude questa mattina. Dopo aver ribadito che Gesù “ha voluto la Chiesa per trasmettere in maniera viva il suo Vangelo di generazione in generazione non conoscendo nessun confine territoriale né temporale”, mons. Fisichella ha notato come oggi la società “è spesso impietosa e tende a inghiottire in un vortice di indifferenza i nuovi immigrati, impedendo loro di conservare la fede e le loro tradizioni”. Ma “non può essere così”. Infatti “le nostre comunità dovrebbero essere aperte ed accoglienti perché la loro tradizione ancora viva può essere una ricchezza capace di provocare la nostra indifferenza”. Parlando poi degli immigrati di altre religioni, il presule ha ricordato che “la nuova evangelizzazione, come l’evangelizzazione in genere, non può esimersi dall’annuncio esplicito di Gesù Cristo verso tutti per non impedire ad alcuno di poter venire in contatto con la parola che salva”. E così “nel rispetto dovuto a tutti e nella prudenza delle situazioni, i nuovi evangelizzatori non possono esimersi dall’incontrare anche quanti non condividono la fede cristiana”. Se poi, ha aggiunto, “l’annuncio a volte non sarà recepito ciò non significa che non si possano trovare condivisione di valori per la promozione della vita, della sua dignità e della salvaguardia del creato”.