Milano – Sarà abbassata a dodici mesi la durata massima di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione. Ed è questo uno dei passi per arrivare a «un sistema di gestione dei flussi migratori più flessibile e articolato”. Davanti alla commissione Diritti umani del Senato il ministro Anna Maria Cancellieri ha assicurato che “sui Cie lasceremo il segno”, a cominciare dal volere uniformare “le regole di comportamento”. Parole che arrivano quando un nuovo allarme è già scattato: “Siamo molto preoccupati per Lampedusa, sta scoppiando”, ha detto il ministro dell’Interno. “I centri sono stati distrutti dagli incendi, ne avevamo recuperato uno in via provvisoria con un certo numero di posti per l’estate, ma dobbiamo fare i lavori per renderne operativi almeno altri due”. Negli ultimi giorni stanno sbarcando a decine, “specie dall’area subsahariana e con ogni probabilità – ha osservato Cancellieri – avranno diritto alla protezione internazionale”. Le aspirazioni dei migranti non di rado si infrangono contro pile di scartoffie e norme farraginose. “Sono tempi che spesso si prolungano – ha ammesso il ministro riferendosi alle procedure di identificazione –, per la scarsa collaborazione delle autorità consolari di alcuni Paesi”. Nei mesi scorsi proprio Cancellieri aveva incaricato il sottosegretario Saverio Ruperto di ispezionare tutti i Cie: “Presto ne uniformeremo le regole di comportamento”, ha assicurato, implicitamente ammettendo che nella gestione di queste strutture non vi è univocità di indirizzo. “L’obiettivo è quello di elaborare un sistema di gestione dei flussi migratori più flessibile e articola¬to, in grado di fronteggiare, in via ordinaria, anche situazioni che, in particolari circostanze, possono presentarsi con i caratteri dell’eccezionalità”, com’è avvenuto con il massiccio afflusso di richiedenti asilo provenienti dai quadranti delle ‘Primavere arabe’. Perciò occorre ridare fiato alla “politica di collaborazione e cooperazione con i governi” di quelle regioni. Ma è l’Africa subsahariana a costringere ad uno stato di permanente pre-allerta. “Sono molto preoccupata per il futuro, il Mediterraneo è in una situazione delicatissima: ci sono decine di migliaia, milioni di persone – ha messo in guardia Cancellieri – che potrebbero arrivare, senza contare i problemi della Siria”. Insomma “potremmo avere situazioni difficili”. L’Italia non è il solo approdo: “Stiamo facendo un’intesa molto forte con Spagna e Francia, che – ha riferito Cancellieri – come noi subiscono queste avanzate, per far sentire la nostra voce in Europa”. Resta aperta la questione profughi. Ad oggi risultano assistite oltre 17.500 persone nei centri di accoglienza diffusa localizzati nelle diverse Regioni, “poco più di 2000 presenti nel Centro di accoglienza di Mineo (Catania), e oltre 6.200 – ha precisato il ministro dell’Interno – presenti nelle strutture di prima accoglienza e per richiedenti asilo, che ormai oltrepassano la capienza massima delle strutture di accoglienza”. Le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e “lavorano a pieno ritmo” e dall’agosto del 2011, hanno esaminato complessivamente circa 39 mila domande, “numero in cui sono ricomprese le istanze presentate dalle persone fuggite dal Nord Africa, con un esito di accoglimento di circa il 41%”. (N. Scavo – Avvenire)