Italiani in Scozia: da poveri che erano

Glasgow – Arrivati poverissimi nel 1920, oggi gli italiani di Scozia – in circa 30.000 sono registrati al consolato ma la popolazione effettiva è di circa 90.000 – occupano posti importanti nell’establishment. Una storia d’integrazione e di successo alla quale ha contribuito anche mons. Mario Conti, arcivescovo di Glasgow negli ultimi dieci anni, che ha appena passato il testimone a mons. Philip Tartaglia, anche lui di origine italiana. Abbiamo ripercorso questa storia di emigrazione con Ronnie Convery, responsabile delle comunicazioni dell’arcidiocesi di Glasgow, Angela Casci, che promuove la lingua italiana in Scozia, e Leandro Franchi, console onorario di Glasgow. Lapidi argentee, disposte come in un labirinto, nelle quali ci specchiamo chiedendoci chi siamo e sulle quali Leopardi, Foscolo e Pascoli parlano di morte. In sottofondo uno strano rumore d’acqua che ci attira verso il centro, dove una sorgente annuncia le parole dell’evangelista Giovanni: “Acqua che zampilla per la vita eterna”. È il monumento funebre (www.italiancloister.org.uk), appena fuori la cattedrale di st. Andrew a Glasgow, che commemora i 446 emigrati italiani morti il 2 luglio 1940 sulla nave “Arandora star”, dove erano tenuti prigionieri dagli inglesi, affondata da un missile tedesco. Un chiostro oggi li ricorda a Glasgow. “L’ha voluto, il maggio dello scorso anno, l’ex arcivescovo di Glasgow, mons. Conti”, spiega Convery, impegnato da anni perché gli immigrati italiani di terza e quarta generazione mantengano vive le loro radici e, per questo, oggi anche responsabile di un sito per mantenerli in contatto (www.italianscotland.com). “Guardando i propri lineamenti su queste lapidi gli italiani ricordano quelli dei loro cari, caricati all’improvviso su una nave per essere deportati nei campi di concentramento britannici in Canada. Trasformati, con l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania, da immigrati rispettati, a nemici pericolosi da catturare subito”, dice ancora Convery.

 
Alla comunità dalla quale lui stesso proveniva, mons. Conti, arcivescovo di Glasgow dal 2002 fino a quest’anno, ha garantito un punto di riferimento. “Quando mons. Conti è tornato per la prima volta a Barga, la cittadina vicino a Lucca da dove la sua famiglia proveniva, il sindaco gli ha suggerito di diventare come un padre per gli italiani in Scozia che erano divisi tra loro e senza leader”, ricorda Convery. Parole che il pastore ha fatto proprie, cominciando la tradizione di una Messa, il due di novembre di ogni anno, per i morti della comunità e sostenendo la “scampagnata” nella quale, ogni giugno, s’incontrano ad Alva, nel centro della Scozia, oltre mille italiani. “Momenti di unità importanti per questi immigrati, ancora più essenziali oggi quando, dopo quasi cento anni dall’arrivo dei primi italiani, anche la lingua rischia di scomparire”, continua Convery. Ad occuparsi proprio della promozione dell’italiano in Scozia è Angela Casci, arrivata qui negli anni Sessanta. “Quella dell’inserimento degli italiani nella società scozzese è una storia di successo”, racconta, “perché il carattere italiano, un misto di ambizione, di voglia di lavorare e d’imparare, di apertura mentale fiorisce quando trova terreno fertile come qui in Scozia dove il sistema scolastico non ci ha mai discriminato”. Oggi gli ex immigrati sono famosi. Arrivati qui poverissimi da Piccinisco, vicino a Cassino, o da Barga, in Toscana, gli italiani facevano i figurinai, vendevano gelati col carrettino e, dopo aver risparmiato, aprivano un caffè o un negozio di “fish and chips”, il merluzzo impanato con le patatine fritte. “Ambiziosi, hanno fatto studiare i figli e adesso abbiamo italiani a tutti i livelli della società scozzese, alcuni famosi”, continua Casci. “Esempi di italiani di successo sono la violinista Nicola Benedetti e il cantante Paolo Nutini”, continua Leandro Franchi, console onorario a Glasgow. “Purtroppo ci manca una sede dove ritrovarci – dichiara Franchi -, anche se abbiamo iniziative in programma. Il 12 ottobre abbiamo organizzato una lettura, all’Università di Glasgow, del canto XXXIII del Paradiso di Dante, fatta dall’attrice Lucilla Giagnoni. La festa della Befana, come tutti gli anni, per i nostri bambini e quella per la terza età, prima di Pasqua”. Tradizioni alle quali il nuovo arcivescovo di Glasgow, mons. Tartaglia, darà tutto il suo sostegno perché “questo radicamento nella nostra comunità di provenienza è importante anche per me”. (S. Guzzetti)