Mons. Nosiglia: nella crisi prime vittime i poveri e tra questi i nomadi

Torino – Nella lettera pastorale dal titolo “Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio” dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia – diffusa questa mattina – un appello “ai rappresentanti delle istituzioni politiche e civili” sul tema dei nomadi.  “Ringraziandoli per il loro impegno” il presule ricorda che “il lavoro non è finito: la “vera equità si fonda sempre sul partire dall’ultimo e significa non scoraggiarsi mai, non lasciarsi trascinare dalla corrente del consenso”. Nella crisi attuale (morale e culturale, prima che economica) le vittime sono soprattutto i poveri e tra i poveri vi sono certamente i Rom e i Sinti. “La loro ridotta aspettativa di vita in un Paese longevo come il nostro – nota mons. Nosiglia – la dice lunga sulla loro povertà. È doveroso assicurare alla giustizia coloro che delinquono, ma non possiamo accettare la generalizzazione che si compie ai danni di tutto un popolo, costituito prevalentemente da minori”.  Rivolgendosi, quindi, agli amministratori e ai responsabili delle istituzioni l’arcivescovo li invita a coltivare il “coraggio del futuro” anche confrontandoci con il popolo nomade: «Non temiamo di gettare nuovi semi di un futuro in cui Rom, Sinti e manush possano vivere insieme: saranno case, opportunità di lavoro, istruzione e salute per qualcuno per arrivare a tutti. Non temete la sproporzione tra i mezzi e le necessità: la solidarietà dei cittadini sopperirà a quello che manca. Abbiamo bisogno della Vostra voce, della Vostra opera, delle Vostre scelte sagge perché ci sia, in mezzo a tanto disorientamento, un segno di fiducia nel futuro, anche nelle nostre capacità di affrontare le difficoltà e le sfide che sembrano insuperabili”.