Città del Vaticano – Un invito a usare i propri beni in modo evangelico. È venuto, ieri mattina da Benedetto XVI, in occasione della recita dell’Angelus, da piazza san Pietro. Dopo la preghiera mariana ha anche ricordato la beatificazione, sabato a Praga, di 14 frati minori, uccisi all’interno del loro convento il 15 febbraio 1611 in odio alla fede. “Il Vangelo di questa domenica ha come tema principale quello della ricchezza – ha spiegato il Papa -. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono”. In questo modo essa “si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale – come scrive l’apostolo Paolo – ‘da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’”. Come spesso avviene nei Vangeli, ha affermato il Pontefice, “tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che ‘possedeva molti beni’. Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i comandamenti della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per ‘avere in eredità la vita eterna’”. Da una parte “egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la vita eterna si possa in qualche modo ‘acquistare’, magari osservando un comandamento speciale”. Gesù “coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona, e – annota l’evangelista – fissa su di lui uno sguardo pieno d’amore: lo sguardo di Dio”. Ma Gesù capisce anche “qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo cuore – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: ‘Vieni! Seguimi!’”. Quel tale, però, ha precisato il Papa, “invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato, perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna”. “È a questo punto – ha chiarito Benedetto XVI – che Gesù dà ai discepoli – e anche a noi oggi – il suo insegnamento: ‘Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio’. A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: ‘E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio’. Ma, vedendoli attoniti, disse: ‘Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio’”. Il Papa ha riportato, quindi, il commento di San Clemente di Alessandria a questo passo del Vangelo: “La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita”. “La storia della Chiesa – ha chiarito il Pontefice – è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d’Ungheria o a san Carlo Borromeo”. I primi beati dell’Anno della Fede. Dopo l’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che “ieri (sabato, ndr) a Praga, sono stati proclamati beati Federico Bachstein e tredici confratelli dell’Ordine dei Frati Minori. Essi furono uccisi nel 1611 a causa della loro fede. Sono i primi beati dell’Anno della Fede, e sono martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui”.