Milano – Ieri il quotidiano cattolico Avvenire ha pubblicato un’inchiesta sul mondo dei Cie. Oggi ritorna sul tema riportando – in un articolo a firma di Vito Salinaro – diverse reazioni: tra queste quella di mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI che boccia queste strutture. “riproporre il tema dei Cie come luoghi disumani, come Centri in cui gli appalti sono costruiti dal gioco al ribasso, che genera, oltre al malaffare, anche la mancata tutela delle persone – ha detto – credo costituisca un gesto importante per costruire responsabilità sociale e tutelare la legalità attorno a persone deboli, sfruttate e in fuga”. Il Direttore della Migrantes sollecita quindi una rilettura, a livello di UE, “di questo strumento, perché possa essere adattato alle migrazioni irregolari, ai tempi del rimpatrio, alla tutela delle persone che non hanno un titolo di soggiorno”. Sul tema anche l’opinione della Caritas Italiana attraverso le parole del responsabile del settore immigrazione Oliviero Forti. “Noi – spiega – siamo per un ripensamento totale del sistema dei trattenimenti e delle identificazioni. Per farlo, occorrerebbe una consultazione ampia coinvolgendo chi è impegnato come noi nella promozione umana e nella sensibilizzazione”. Non c’è più tempo di rinviare perché, aggiunge queste strutture, che “andrebbero prima di tutto ‘umanizzate’, non riescono più a svolgere le attività per le quali sono nate”. “Chi visita i centri – dice Gabriella Guido, della campagna ‘LasciateCIEntrare’ – riconosce che queste strutture ledono i diritti civili e la dignità umana. Il trattenimento fino a 18 mesi è del tutto inefficace ai fini dell’identificazione e gli accordi con gli Stati extraeuropei non funzionano”.