Milano – Ho 19 anni, sono originario del Bangladesh ed ero convinto di conoscere bene il mio Paese di origine. Non mi sarei mai immaginato che la scuola che ho scelto di frequentare qui in Italia dopo la terza media (il corso di elettronica nel Centro di Formazione Professionale Galdus di Milano), mi facesse scoprire il contrario. Alla fine del quarto anno mi hanno proposto di andare in Bangladesh, insieme ad alcuni compagni, durante il mese di agosto grazie a un progetto della Provincia di Milano, in collaborazione con il Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), per fare un’esperienza in una scuola professionale del luogo. Ho capito subito che non sarebbe stata una gita di piacere: avremmo visitato le zone più povere e aiutato i missionari che lavorano in quei posti. Mi ha stupito quanto ho scoperto poi lì sul luogo: in certe zone non riuscivo neanche a capire cosa dicessero (mi ero illuso di fare da traduttore per i compagni di classe…) perché i dialetti locali erano diversi dal mio. In un posto non c’era neanche l’elettricità e tutti guardavano il mio cellulare chiedendomi: “A cosa serve?”. Sapevo che in Bangladesh c’è povertà, ma questi incontri e la vita vissuta in quei dieci giorni insieme ai missionari e ai loro allievi mi hanno fatto scoprire realtà ancora più toccanti. Tutto questo ha rafforzando la mia convinzione di continuare gli studi per poter un giorno, grazie alle competenze professionali in campo elettronico, poter tornare ad aiutare i miei connazionali. E di ciò sono grato a tutti coloro che si sono dati da fare perché questo avvenisse. (Sajib Faruk – Avvenire)