Sarajevo – Al XXVI Incontro di dialogo interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, e in corso di svolgimento a Sarajevo, oggi pomeriggio un incontro su “Immigrazione: dall’emergenza all’integrazione”. E’ stata l’occasione per confrontarsi con il fenomeno migratorio, e con la necessità di passare da atteggiamenti di corto respiro a politiche di prospettiva, capaci di misurarsi con la realtà e col futuro. Per leggere il futuro – può sembrare un paradosso – sono stati utili due brani antichi presi dalla Genesi: l’accoglienza degli angeli da parte di Abramo, e la promozione “sul campo” dello schiavo straniero Giuseppe, capace di interpretare i sogni del faraone, metafora dell’immigrazione come chance, piuttosto che come pericolo. A citarli rispettivamente Miguel Humberto Diaz, Ambasciatore USA presso la Santa Sede, e Daniela Pompei, responsabile per Sant’Egidio dei servizi per gli immigrati. Pompei ha sottolineato come l’immigrazione sia sempre più una risorsa. In paesi europei in regresso demografico, che rischiano di perdere l’occasione di crescita garantita dalla presenza straniera, “c’è un’idea che non corrisponde alla realtà. In alcuni paesi europei siamo non alla seconda, ma alla terza generazione – ha affermato – mentre a livello di opinione pubblica e di governi si resta ancora legati alle politiche di contenimento. Ma il problema è, piuttosto, come incentivare e trattenere i cittadini stranieri e gli stessi giovani europei perché non se ne vadano altrove”. Diaz, che ha ricordato il “Dream Act” di Obama, è partito dalla sua personale esperienza: arrivato negli Stati Uniti all’età di tre anni, con dei genitori cubani, il suo profilo e la sua carriera testimoniano le possibilità che gli USA offrono agli immigrati, ma anche le potenzialità insiste in una gestione “aperta” dell’immigrazione per lo stesso paese ospite, ha invitato a liberarsi dalla “paura di ogni alterità”, e ha concluso coi bei versi della Lazarus, incisi sul marmo della statua della Libertà: “A me date le masse antiche, e povere, e assetate di libertà […]! A loro la luce accendo sulla porta d’oro.