Sarajevo – “Il Mediterraneo è come un mare che invece di essere portatore di speranza, invece di unire le sponde e costruire ponti tra i popoli e le nazioni, tra le culture e le civiltà, è diventato luogo di disperazione. Purtroppo ancora non c’è un impegno a livello universale, di umanità e coscienza umana”. Lo ha detto oggi dice l’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, a margine dell’Incontro mondiale delle religioni per pace che sul tema “Vivere insieme è il futuro” si sta svolgendo a Sarajevo. I respingimenti, prosegue l’arcivescovo, “non risolvono”: “Ci vogliono i valori della dignità delle persone. Solo se noi guardiamo all’altro non come ad un estraneo o addirittura come ad un nemico ma come un fratello che chiede aiuto, solo su questa base ci può essere una reciprocità di rapporti veramente umani”. “Credo – ha aggiunto l’arcivescovo nella dichiarazione ripresa dall’agenzia SIR – che sia significativo che si sia promosso un convegno di pace proprio qui a Sarajevo, città martire che ha subito tutte le conseguenza e ha mostrato l’orrore di una guerra fratricida. Significa trarre un insegnamento per spingere ad andare avanti nel dialogo tra le culture e le religioni. Realmente in questa città parlano le mura. Parlano gli uomini e le donne di questo popolo. Sono ancora tante le situazioni difficile da superare. Per questo è importante il grido di pace e giustizia che proviene da questa città”.