Roma – Il volume “Asia-Italia. Scenari migratori”, realizzato al termine di un viaggio di studio nelle Filippine (Manila, gennaio 2012) promosso e finanziato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, presenta il complesso e diversificato panorama migratorio asiatico per poi focalizzare l’attenzione sulle migrazioni che dall’Asia si dirigono verso l’Italia. Il volume sarà presentato oggi a Roma. L’Asia, il continente più vasto e popolato del pianeta con oltre 4 miliardi di abitanti, si evidenzia nel panorama mondiale per l’economia trainante di paesi come la Cina e l’India, ma anche per le forti disparità, le diffuse aree di disagio e i carenti livelli di tutela.
Da sempre crocevia di popoli e tradizioni culturali e religiose differenti, è stata negli ultimi 60 anni la principale area di emigrazione al mondo, con 65 milioni di partenze e consistenti collettività insediate all’estero, tra cui i filippini (quasi 10 milioni, circa il 10% della popolazione nazionale). Si tratta, però, anche di un’importante area di approdo dei flussi internazionali, perlopiù interni al continente e di carattere strettamente temporaneo, catalizzati dai Paesi del Golfo e, in misura minore, dai Paesi industrializzati dell’Est e del Sud Est asiatici. È, inoltre, il primo continente al mondo per numero di rifugiati (quasi 6 milioni, senza contare i palestinesi).
In Europa all’inizio del 2010 sono oltre 4 milioni i residenti cittadini di un Paese dell’Asia, concentrati in Germania, Gran Bretagna e Italia, dove all’inizio del 2011 sono risultati 767mila gli asiatici residenti (tra di essi 130mila i cattolici), pari al 16,8% del totale degli stranieri. Diverse collettività hanno realizzato nella Penisola l’insediamento più consistente a livello comunitario (Cina, Sri Lanka, Filippine, Bangladesh).
La presenza di immigrati asiatici in Italia è aumentata di oltre 6 volte rispetto al 1991 (120mila) e quasi triplicata rispetto al 2000 (265mila). Negli ultimi anni si evidenziano dei ritmi di crescita notevolmente più sostenuti rispetto alle altre collettività straniere e massiccia è stata la partecipazione degli asiatici alla regolarizzazione del 2009, con un terzo di tutte le domande presentate (quasi 100mila).
Nella graduatoria dei primi 20 Paesi per numero di cittadini residenti in Italia all’inizio del 2011, 6 sono Paesi asiatici: la Cina (210mila, quarta nella graduatoria generale), le Filippine (134mila), l’India (121mila), il Bangladesh (82mila), lo Sri Lanka (81mila) e il Pakistan (76mila).
In questa fase di crisi il mercato, da una parte, continua a offrire agli immigrati asiatici discrete possibilità di inserimento, soprattutto in agricoltura e nel settore domestico, dall’altra, provoca l’espulsione di quote consistenti di occupati, per i quali la perdita del lavoro può condurre a quella del permesso di soggiorno. Una diffusa strategia di resistenza alla crisi è l’iniziativa imprenditoriale, che però non coinvolge tutte le collettività allo stesso modo. Si distinguono per una rilevante partecipazione al settore gli indiani (1.792 titolari di impresa), i pakistani (5.072), i bangladesi (9.838 titolari) e specialmente i cinesi, attivi tanto nella manifattura che nel commercio (33.593).
Per favorire gli scambi tra le diverse collettività, e tra queste e la popolazione autoctona, superando la tentazione di una poco permeabile “chiusura etnica”, un ruolo fondamentale spetta a tutte le aggregazioni che possono definirsi generaliste: la chiesa cattolica e le altre comunità religiose, i partiti, i sindacati, le associazioni, i gruppi di volontariato e così via.
L’apertura e la conoscenza reciproche, oltre a favorire la costruzione di una società più coesa, potranno rivestire una notevole valenza socio-economica, qualora il “Sistema Italia” valorizzi i migranti nel loro ruolo di collegamento con le economie dei loro Paesi di origine.