Ambrosini: serve una governance europea delle migrazioni

Roma – “Serve una governance mondiale o almeno europea delle migrazioni”. Lo ha detto questa mattina il sociologo Maurizio Ambrosini dell’Università di Milano, intervenendo al Corso “Linee di pastorale migratoria” promosso dalla Migrantes in corso a Roma fino a domani. Per Ambrosini occorre fare in modo che i canali legali di ingresso “diventino più convenienti di quelli irregolari”. Inoltre ha chiesto che la legislazione italiana preveda “la conversione del permesso di soggiorno almeno per il lavoro nelle famiglie” e favorisca i ricongiungimenti familiari.
“Chi parte – ha spiegato –  confida di poter migliorare le proprie condizioni economiche, e forse ancor più quelle della propria famiglia. Di certo queste scelte non avvengono in contesti di completezza e trasparenza dell’informazione, che sarebbero necessarie per poter parlare di decisioni razionali. Raramente e magari solo per caso i migranti si dirigono verso i luoghi che offrono le condizioni teoricamente migliori. Conta di più poter contare su un parente affidabile in un certo paese che sapere di poter trovare un livello più elevato di salari e di protezione sociale in un altro: le reti sociali contano molto”. Per Ambrosini va riconosciuto che mettersi in marcia richiede “coraggio, a fronte delle barriere alla mobilità, dei rischi di sfruttamento, dei lunghi e tortuosi percorsi per arrivare ad uno status regolare, talvolta dei pericoli per l’incolumità sulle rotte dell’ingresso non autorizzato. Nelle migrazioni incide più la speranza della disperazione”.
Per il docente la spiegazione delle migrazioni necessita di un approccio “multicausale, con l’intreccio di una serie di fattori che possono assumere in vari periodi storici un peso diverso. Pesano gli squilibri economici, come pure la circolazione di informazioni che fanno intravedere la possibilità di una vita migliore all’estero. Incide senz’altro la domanda di manodopera delle economie più prospere. Influiscono i rapporti tra i paesi, l’eredità della storia passata, la comunanza linguistica. Svolgono un ruolo decisivo le reti e le altre istituzioni migratorie, mediando tra il generico interesse a partire e la possibilità di arrivare ad una determinata destinazione. I dispositivi normativi – ha aggiunto – indicano i possibili sentieri per entrare o per regolarizzare la propria posizione. Alla fine, entrano in gioco le scelte delle persone e dei gruppi familiari, che non si esercitano in un vuoto sociale, ma nell’ambito di opportunità delineate dai fattori che abbiamo descritto. I migranti sono attori sociali, che pur tra serie difficoltà e molteplici condizionamenti, assumono decisioni ed elaborano progetti”.