Rifugiati: l’accoglienza nei comuni al di là dell’emergenza

Roma – Sono oltre 7500 i richiedenti asilo e rifugiati accolti nel 2011 dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) su una disponibilità complessiva di tremila posti. Presentati in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato di oggi i numeri dell’ultimo anno di attività del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), composto da una rete di 128 enti locali che, con il prezioso contributo di oltre 200 realtà del terzo settore, attuano su tutto il territorio nazionale 151 progetti di accoglienza in favore quanti arrivano in Italia per cercare protezione.

“L’accoglienza dello SPRAR è finalizzata a facilitare i percorsi di integrazione e di inclusione sociale di richiedenti asilo e rifugiati” dichiara Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale, ufficio di coordinamento dello SPRAR: “è un’accoglienza garantita per 365 giorni l’anno, continuamente da oltre undici anni, a prescindere del verificarsi di situazioni di emergenza”.
Nel 2011 il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, con una disponibilità di 3.000 posti, ha accolto 7.598 richiedenti asilo e rifugiati, provenienti principalmente da Somalia, Afghanistan, Eritrea, Nigeria e Costa d’Avorio. Si tratta in prevalenza di persone giovani, per la maggior parte con età compresa tra i 18 e i 40 anni, di sesso maschile (79 per cento) e con un’istruzione medio-alta (oltre il 40 per cento ha fatto studi di scuola superiore). Molti di loro hanno subito violenze e torture, e prima di arrivare in Italia hanno intrapreso viaggi rocamboleschi durati anche anni. In totale sono 159 sono le bambine e i bambini nati in Italia, mentre sono 312 i ragazzi minorenni accolti nello SPRAR senza genitori e parenti.
Nel 2011 quasi il 70 per cento di coloro che hanno lasciato l’accoglienza ha raggiunto un livello di inserimento socio-economico tale da poter proseguire autonomamente la propria vita fuori dallo SPRAR, “raggiungendo così il vero obiettivo del nostro Sistema – sostiene Di Capua – ovvero consentire ai rifugiati di riconquistare l’autonomia perduta e riprendere in mano le redini della propria vita”.
Un bilancio così positivo viene “offuscato” dall’impossibilità di rispondere a tutte le richieste di accoglienza: il 2011 si è chiuso, infatti, con una lista di attesa di 7431 persone, dovuta alla cronica limitatezza dei posti dello SPRAR.
“Oggi – conclude Di Capua -alla vigilia della cessazione degli interventi per la cosiddetta emergenza Nord Africa, non nascondiamo la preoccupazione per le sorti delle 21mila persone ancora accolte nelle strutture attivate dalla Protezione Civile. Con i suoi tremila posti lo SPRAR difficilmente potrà dare risposta a quanti non saranno in grado di poter proseguire autonomamente il loro cammino in Italia”.