Il Vangelo in aeroporto

Città del Vaticano – È possibile fare evangelizzazione in un luogo dove ogni giorno si incrociano le strade di migliaia di persone “di passaggio”, in viaggio per motivi diversi – lavoro, istruzione, turismo, necessità economiche, costrizioni sociali – alla volta di Paesi geograficamente e culturalmente lontani da quelli di origine? È la sfida alla quale hanno cercato di dare risposta in questi giorni i partecipanti al quindicesimo seminario mondiale dei cappellani cattolici dell’aviazione civile e membri delle cappellanie, riuniti da lunedì 11 giugno a Roma per iniziativa del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

 
A partire dalle indicazioni di Benedetto XVI – che ricevendoli in udienza proprio all’inizio dei lavori ha raccomandato di “annunciare con forza rinnovata la Buona Novella, con la parola, con la presenza, con l’esempio e con la testimonianza, ben consapevoli che, pur nell’occasionalità degli incontri, la gente sa riconoscere un uomo di Dio e che spesso anche un piccolo seme in un terreno accogliente può germogliare e produrre frutti abbondanti” – e dalle esperienze delle varie cappellanie rappresentate (32 aeroporti internazionali di 15 Paesi dell’Europa, delle Americhe e dell’Africa), i convegnisti hanno lavorato fino a mercoledì sera, 13 giugno, al testo del documento finale. Nel quale sono convenute le riflessioni e le testimonianze di tre intense giornate di studio scandite dalla volontà di individuare strumenti e modalità al passo con i tempi, per realizzare il compito della “nuova evangelizzazione nel mondo dell’aviazione civile”.
Compito non facile, ha avvertito sin dall’inizio il cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del dicastero promotore. Soprattutto perché ha a che fare con il complesso mondo della mobilità umana, nel quale convergono le aspirazioni e le speranze ma anche i disagi e i drammi dell’umanità contemporanea. Diverse infatti, ha notato il porporato, sono “le cause che spingono la gente a varcare i confini geografici della propria patria, dai movimenti intrapresi in piena libertà a quelli fatti con la massima costrizione”. E il fatto che oggi molti di questi spostamenti siano possibili “grazie alla facilità di viaggiare offerta dal trasporto aereo” non fa che accentuare il legame tra mobilità umana e globalizzazione: un fenomeno che “non è semplicemente un processo socio-economico – ha rilevato il porporato – ma un percorso che rende l’umanità sempre più interconnessa, superando i confini geografici e culturali”. Essa “ha prodotto una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con problematiche nuove non solo dal punto di vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale”. Una situazione rispecchiata con evidenza nel mondo della mobilità aerea, che ormai ha assunto i caratteri di “un vero crocevia umano”.
Partendo dalla constatazione che il nostro tempo è caratterizzato anche dalla “secolarizzazione” e segnato dall’emergere di “nuovi movimenti settari”, con una “diffusa insensibilità nei confronti della fede cristiana” e da “una marcata tendenza alla frammentarietà” — come afferma Benedetto XVI nel recente messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato — la Chiesa, ha sottolineato il porporato, “si sente sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni e il suo linguaggio, rinnovando il suo ardore e slancio missionarioù”.
Tra le prime indicazioni emerse in questo senso il cardinale Vegliò ha segnalato la necessità di un coinvolgimento diretto da parte delle diverse componenti ecclesiali, prime fra tutte proprio le diocesi interessate dal fenomeno, nel quale ha detto “si possono scoprire nuove modalità di presenza e di annuncio”. Resta naturalmente fermo il ruolo degli operatori pastorali, chiamati ad agire in comunione d’intenti con il vescovo e in assoluta fedeltà agli insegnamenti della Chiesa.
Tra i relatori che si sono susseguiti in queste giornate l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il quale ha confermato l’importanza che — per gli obiettivi voluti dal Papa nell’istituire il dicastero — gioca proprio la pastorale negli aeroporti.
Un contributo interessante è venuto dalla relazione del reverendo Louis Cameli, cappellano dell’aeroporto internazionale statunitense di Chicago-O’hare. Sottolineata l’importanza della formazione dei cappellani — ha posto l’accento in particolare sulla capacità di comunicare attraverso i mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie — Cameli si è soffermato sulle azioni da porre in atto per centrare l’obiettivo: favorire l’incontro casuale; organizzare incontri programmati; adottare il metodo della “espansione virale” del messaggio prendendo a modello la metodologia di diffusione video su internet; agire con il metodo “ricerca-intervento”. (Osservatore Romano)