Torino: cambiare la situazione dei rom

Torino – Quasi 500 persone con striscioni e cartelli hanno percorso il Lungo Stura Lazio a Torino, costeggiando il campo nomadi abusivo che ospita circa 800 persone, per chiedere a Comune, Provincia, Regione e Prefetto di farsi carico di risolvere la situazione di degrado dell’area con un piano che preveda “il superamento dei campi per integrare queste persone nel tessuto sociale”, come ha detto Fulvio Tagliabò, del Tavolo sociale di Barca e Bertolla.

“Rigore e Solidarietà”: questa la scritta riportata sullo striscione che ha aperto il corteo: “Vogliamo solidarietà – ha spiegato Tagliabò – verso le persone del campo che vivono in condizioni di degrado e anche verso i cittadini della zona. Sono più di 10 anni si permette questa situazione. Chiediamo un cammino d’integrazione per chi se lo merita e rigore per chi non rispetta le regole”. Di “una situazione inaccettabile per tutti”, ha parlato anche don Alberto Calzone, parroco del quartiere.
Alla marcia hanno aderito i cittadini dei quartieri Barca e Bertolla, parrocchie, commercianti, Anpi e associazioni di volontariato. “Ho voluto essere presente a questa marcia, anche se ha un carattere difensivo e di accusa nei confronti degli amministratori e non ha coinvolto i Rom per i loro diritti e doveri”, spiega don Fredo Olivero, direttore della Migrantes regionale del Piemonte: “la mia presenza, come chiesa torinese, è per dire che la vita disumana dei Rom va cambiata, aiutata a cambiare’, come dice il Vescovo di Torino ‘Siamo figli dello stesso Padre’; per chi non crede, siamo tutti uomini e donne con il diritto ad una vita degna, non a baracche da quarto mondo. Il disagio procurato dalla presenza di baraccopoli va superato – aggiunge il sacerdote da anni impegnato accanto ai più deboli – non con azioni di ordine pubblico, ma con un programma di inserimento sociale e con la tutela (ed il ripristino) dei diritti di tutti gli abitanti del quartiere”.
Don Olivero si augura che i soggetti istituzionali che hanno competenza rispetto al problema (Sindaco, Prefetto, Regione, Governo) incomincino a pensare ad una soluzione complessiva che da 10 anni “non decolla: piccoli progetti, parole, promesse, dietrofront, finanziamenti mancati, assenza della Regione e Governo centrale. Casa, lavoro, scuola, salute sono i problemi essenziali da risolvere insieme, per noi e per loro, ripeto ‘insieme’. Il disagio è comune nel quartiere: dobbiamo costruire un percorso positivo a cui, per ora, mi risulta, solo la scuola, poche associazioni e forse il quartiere credono”.