Genazzano – Il cammino spirituale degli Albanesi immigrati in Italia passa anche per Genazzano: è questa una consolidata meta di pellegrinaggio delle nuove comunità sorte e provenienti da diverse parti dell’Italia, dove risiedono da circa vent’anni. Esse si ritrovano, ogni anno, l’ultima domenica di maggio intorno all’icona della Vergine del Buon Consiglio che da circa cinque secoli è custodita nel santuario di Genazzano a Lei dedicata. Si racconta infatti che, in seguito all’invasione degli Ottomani nei balcani, due angeli l’abbiano portata in Italia per sottrarla a possibili deturpazioni.
Ritrovarsi a Genazzano per queste comunità è “come tornare a casa” per affidare alla Vergine Santa in una corale preghiera le incertezze della vita quotidiana e le proprie speranze.
“Nel tempio della Madre del Buon Consiglio ognuno di noi è benvenuto …. è come se tornassimo nelle casa dove ci attende il calore, l’amore, l’intimità con il Signore”, ha esordito nella sua omelia il giovane sacerdote albanese Aldo Pashkja dei Padri Scalabriniani, che ha presieduto la celebrazione. Insieme a lui erano presenti altri sacerdoti impegnati nel progetto Migrantes in Italia e in Albania; tra questi don Antonio Sciarra, nota ed amata figura di sacerdote italiano missionario in Albania.
La celebrazione è stata preceduta da una partecipata processione per le vie della cittadina laziale; con una certa simpatia si poteva notare che questa fosse guidata dalla bandiera nazionale albanese, quasi a sottolineare non solo un forte sentimento patrio, ma anche un’identità religiosa della nuova Albania che, nel suo sentimento religioso, manifesta sempre più il desiderio di affidare il proprio futuro alla benedizione della Madonna.
Possiamo dire che in questi ultimi anni il pellegrinaggio a Genazzano di circa 600 immigrati albanesi, provenienti da varie parti dell’Italia, è diventato una cartina tornasole del lavoro svolto dalle singole diocesi con i loro operatori pastorali ed un incoraggiamento per tutti noi a proseguire in questo progetto pastorale intrapreso.
Nella gioia dei canti e danze, che hanno allietato l’agape fraterna nel cortile del castello cittadino, emergevano chiari segni di superamento delle difficoltà iniziali, di integrazione e il desiderio di sentirsi uniti come popolo e comunità che conserva, nel paese straniero che l’accoglie, la sua identità culturale e religiosa ed esprime nei numerosi giovani presenti l’augurio per un futuro migliore. (don Pasquale Ferraro – Coordinatore nazionale immigrati albanesi in Italia)