Reggio Calabria: feste all’insegna della multiculturalità

Reggio Calabria – Feste civili di sapore cristiano a S. Agostino a Reggio Calabria e folklore misto a religiosità a partire dal pomeriggio di domenica scorsa 22 maggio con la tradizionale festa dei filippini, che mescola assieme il tributo floreale a Maria “Nostra Signora del Buon Viaggio” e il ricordo del ritrovamento a Gerusalemme della “Santa Croce” per opera della Regina/Imperatrice Elena, devozione introdotta secoli fa nelle Filippine dagli spagnoli. Religiosità espressa già in apertura con la messa solenne che fonde assieme parole e canti in italiano, inglese e tagalog, quasi a dire che gli immigrati portano anche nelle nostre chiese la freschezza di simpatiche tradizioni popolari, l’espressione autentica di una fede professata ad alta voce e il preannuncio di una società plurietnica e multiculturale, che impronterà in modo profondo il nostro futuro non troppo lontano. Conclusa la celebrazione in chiesa, già tutto l’armamento è pronto per dare inizio alla sfilata di andata e ritorno per il Corso Garibaldi a partire da Piazza della Stazione fino a Piazza Duomo.

 
Sfilano per oltre un’ora in ordine dettagliatamente stabilito da lunga tradizione. Apre la sfilata una serie di venti reginette, ragazze nel fiore della gioventù: la Regina di Saba, Ester, Giuditta, tutte figure di biblica memoria; e poi le tre Regine di Fede, Speranza, Carità col seguito di Regine della Giustizia, della Pace, delle Stelle, delle Vergini, dei Fiori ed altre ancora. Tutte precedono Elena, nella sua duplice veste di Regina e di Imperatrice che tiene per mano il piccolo Costantino già destinato a diventare Imperatore di Oriente e Occidente, mentre con l’altra tiene stretta la croce. Finalmente la statuina di “Nuestra Senora de Buen Viaje”, molto venerata nelle Isole Filippine e tanto più dai sette milioni di filippini all’estero, che sperimentano sulla loro pelle l’avventura, non sempre indolore, del viaggio, per molti duro come un esilio. Fiori in quantità, soprattutto petali di rose che svolazzano sotto l’impeto del vento fino ad accarezzare il volto della Madonna, mentre altre rose spirituali, le cinquanta Hail Mary della corona alternate a canti, scandiscono il passo dei rosarianti e salgono al cielo. Otto bambine, con ali e vesti candide di angeli reggono le otto lettere in gigantografia che compongono l’invocazione: Ave Maria.
Di ritorno in Piazza S. Agostino ha inizio lo spettacolo con l’inno nazionale filippino e italiano; seguono canti, danze, discorsi, consegna di targhe e di diplomi, il tutto alternato da danze tipiche del paese di origine. E si continua fino a tardo pomeriggio nonostante l’infuriare del vento e la minaccia di pioggia. Comincia però a imbrunire e molti guardano l’orologio perché è ormai ora non di rincasare ma di portarsi sul posto di lavoro; stanchi e magari un po’ assonnati, ma freschi nel cuore perché la festa di “Flores de Mayo-Santacruzan” è un tuffarsi dentro a una tradizione sempre viva e fascinante, che dà una carica di vigore e di speranza per riprendere il cammino con la certezza di avere fratelli che ti camminano a fianco e una Madre che ti accompagna dall’alto.
E ora appuntamento per domenica prossima: torna infatti la Festa dei Popoli. Popoli al plurale, ossia dei migranti dalle tante lingue, etnie, culture che donano alla nostra città un carattere cosmopolita nel senso forte del termine: una città che si riconosce un cosmo in miniatura, che non ha cessato di fare ingresso in casa nostra.
Dalle ore quindici al calare del sole, e forse oltre il tramonto, in piazza S. Agostino si alternano, come dice il poster illustrativo, “musiche, canti, danze, colori, folklore” e testimonianze varie dei cinque continenti; salvo l’interruzione di un’ora, verso le 19.00, quando si prendono in mano le proprie bandiere e si comincia a sfilare cantando e sbandierando fino a piazza Duomo, per dare senza ostentazioni visibilità alla propria presenza e contagiare della propria allegria la città, rasserenando chi avesse un qualche sospetto che sia giunta tra noi gente strana e forse pericolosa da tenere a debita distanza. Da cristiani si risponde all’ansia di Gesù di costituire un solo popolo. Ma quest’anno domenica 27 maggio ci riserva una sorpresa. Sta girando in questi giorni fra le parrocchie del centro città la “Madonna del Fiat” o, con parola più comprensibile, la “Madonna del sì”. Proprio nel tardo pomeriggio, quando la gente della Festa dei Popoli si predispone per sfilare con le proprie bandiere per le nostre strade, giunge a S. Agostino questa Madonna tanto venerata nel Seminario Arcivescovile Pio XI: sarà una sorpresa anche per Lei l’essere accolta in piazza con battimani, con sventolio di fazzoletti e di bandiere, mentre il Coro della Terza Età la saluterà e la accompagnerà in chiesa col canto “La Vergine degli angeli ci copra del suo manto”. Fra i festeggianti ci sono amici di religione islamica? Al microfono, dopo aver fatto declamato il saluto dell’Angelo a Maria come riportato dal Vangelo, si faranno risuonare dalla Sura 19 del Corano versetti come questo: “O Maria, in verità Dio ti ha prescelta e ti ha purificata e ti ha eletta fra tutte le donne dell’universo!”. (P. B. Mioli, Direttore Migrantes Reggio Calabria-Bova)