Milano – “Il cuore dell’arcivescovo stasera è pieno di gioia nell’accogliervi in questo splendido Duomo”. Lo dice il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano – “colpito dalla vostra numerosa presenza”- rivolgendosi alle molte migliaia di fedeli filippini presenti in Cattedrale per la Messa della sera Simbang Gabi, che apre la loro Novena di Natale.
I colori ci sono tutti – soprattutto per i bambini, alcuni vestiti da Babbo o da albero di Natale – e poi nelle bandiere (tra cui quella italiana) che sfilano prima della celebrazione, portate dalle Associazioni e comunità filippine provenienti da tutta la diocesi.
Eucaristia aperta, come tradizione, dal suggestivo canto natalizio Halina Jesus – Vieni Gesù, e dall’altrettanto tipica accensione della prima delle nove candele della “corona” della Novena. Quella del Duomo, infatti, è la prima di nove Messe serali in preparazione al Natale, che si terranno tutte le sere fino al 23 dicembre in ciascuna delle otto comunità cattoliche che radunano i 45 mila immigrati filippini presenti a Milano. Comunità fatte in gran parte di giovani famiglie.
E, in effetti, i genitori con i piccoli sono la stragrande maggioranza. Lo nota ancora il cardinale quando, dopo le Letture in tagalog – lingua ufficiale delle Filippine -, in inglese e in italiano, tutti gli sguardi si alzano verso il pulpito maggiore, da cui l’arcivescovo pronuncia la sua prima omelia a questa etnia del popolo migrante che si sente ormai ambrosiana a tutti gli effetti: i “Filippini di Milano”, come è scritto su una delle loro bandiere.
E poiché il Simbang Gabi di quest’anno si proietta sul VII Incontro Mondiale delle Famiglie 2012, le parole dell’arcivescovo sono proprio centrate sui nuclei familiari, “istituzione insostituibile per la Chiesa e la società”. “La vostra è una cultura importante – prosegue Scola – che è stata tutta resa feconda dall’incontro con la fede in Gesù. Il Signore che in questi nove giorni vogliamo attendere con un cuore libero e lieto nella vigilanza piena e autentica”.
E sottolineando l’unità e la coerenza tra intenzione e azione, dice: “La vigilanza chiede una partecipazione vera a ciò in cui crediamo, diventando insieme fratelli e testimoni”. Il pensiero va anche a padre Fausto Tentorio, ucciso barbaramente a Mindanao, nelle Filippine meridionali, il 17 ottobre scorso, alla testimonianza che si spinge al martirio e a quella quotidiana, “dei papà e delle mamme e dei ragazzi che frequentano le scuole e le università”.
Un richiamo preciso alla famiglia “centrata sul matrimonio pubblico, stabile, fedele, aperto alla vita tra un uomo e una donna. Un valore” che i fedeli filippini “portano nella nostra comunità civile”. Da qui l’invito: “Testimoniate ogni giorno la bellezza della famiglia, coltivatela e non disimparatela nella nostra società”. Infine l’appello: “Restate fedeli alla vostra tradizione, inserendovi sempre più nella sensibilità e nei costumi importanti del Paese che vi ospita. Aiutate l’Europa che, nella prova che tutti stiamo attraversando, a crescere sempre di più in verità e carità”.
Poi, tanti gesti belli, i doni portati all’altare, il Padre Nostro cantato con le mani alzate e strette le une nelle altre, la comunione che coinvolge praticamente tutti i presenti e, alla fine, il canto dei più piccoli, mentre il cardinale viene circondato da centinaia di bambini in vesti multicolori (uno è anche in braccio a lui). Un’immagine che è simbolo di un’amicizia che nasce e cresce nella comune fede cristiana e nella condivisione. Come dice anche Armenio Cabatan, presidente del coordinamento delle Comunità Filippine cattoliche di Milano, che ricorda come “già l’80% degli aderenti all’Associazione si siano mobiliati in vista del VII Incontro Mondiale per l’accoglienza di connazionali e famiglie provenienti dalla madrepatria”.