Roma – “Non è raro nell’opinione pubblica, negli articoli dei giornali anche sul piano dell’immigrazione segnalare patologie che gli immigrati porterebbero in Italia, il rischio per la salute dei cittadini italiani che l’immigrazione comporta, oltre al carico di costi per la salute degli immigrati”. E’ quanto ha detto questa mattina mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes introducendo i lavori del seminario “Salute e Migrazioni: quale cura per la mobilit”’, promosso dall’Ufficio di pastorale della salute della Cei e dalla Fondazione Migrantes.
“La coniugazione di salute e migrazioni, nell’opinione pubblica e nel mondo dell’informazione – ha sottolineato mons. Perego – molto spesso subisce i vizi pregiudiziali dell’informazione tout court sui migranti”. L’informazione e le ricerche scientifiche – ha detto ancora – “hanno più volte dimostrato come gli immigrati, per lo più giovani con un’età media di 31 anni e quindi sani (pesano solo il 2% sulla spesa farmaceutica), si ammalano in Italia; che i casi di malattie infettive, che pure esistono tra gli immigrati (9% dei ricoveri in day hospital), si aggravano in Italia soprattutto nel mondo dello sfruttamento sessuale e della tratta; che gli infortuni sul lavoro colpiscono gli immigrati da 2 a 8 volte più degli italiani (si pensi che il 22% di tutti i ricoveri ordinari e il 9% dei day hospital degli immigrati riguarda traumatismi); che la cura della salute di molti anziani soprattutto non autosufficienti, minori e disabili è affidata a molte persone, donne immigrate in oltre 1 milione e mezzo di famiglie; che gli immigrati subiscono spesso discriminazioni nella tutela del diritto alla salute; che l’accesso ai servizi sanitari e di ospedalizzazione degli immigrati (in regime ordinario e in day-hospital) è di gran lunga inferiore a quello degli italiani per quanto riguarda gli uomini (20% in meno in regime ordinario e 57% in day hospital) ed è superiore nelle donne del 13% solo in ragione dei ricoveri per parto o per interruzione di gravidanza (il 58% dei ricoveri ordinari e il 52% dei day hospital delle donne immigrate)”. Mons. Perego ha richiamato lo slogan “Salute per tutti” scelto dalla Simm, la Società italiana di Medicina delle migrazioni nel suo ultimo Congresso nazionale che segnala come l’universalismo dei diritti trovi nella tutela del diritto alla salute degli immigrati “una grave debolezza e incongruenza, ripetute disuguaglianze”. Per mons. Perego, oggi che il fenomeno delle migrazioni in Italia è cresciuto ed è diventato “strutturale ai luoghi fondamentali della nostra vita, la tutela della salute chiede una relazione nuova sul piano sociale e culturale, religioso nell’ottica interculturale o transculturale, oltre che un rafforzamento del monitoraggio della situazione sanitaria degli immigrati”.
La salute rimanda immediatamente alla cura, in un rapporto certamente stretto. Il Seminario – anche alla luce dei tre ambiti di lavoro scelti ( migrazioni e servizi sanitari, migrazioni e problemi psichiatrici, migrazioni e tutela della maternità e della vita) – vuole “aiutare – ha spiegato il direttore della Migrantes – a comprendere come la cura nasca non solo da una nuova terapia, da nuovi farmaci, ma anche da un modello nuovo di città, di relazioni educative e sociali, di servizi alla persona, da una nuova rete solidale e di accompagnamento”.
“Non c’è cura senza interrelazione, intercultura, integrazione”, ha spiegato mons. Perego: “non c’è cura senza un servizio inteso non solo come prestazione, ma anche come luogo di incontro, conoscenza e relazione”, senza una città aperta, dentro una debole cittadinanza; senza un’attenzione preferenziale anche ai più deboli nel mondo dell’immigrazione: le vittime, gli irregolari, i minori non accompagnati, i disabili, le donne sole, gli apolidi. Non c’è cura dove c’è discriminazione”.
Il direttore Migrantes si è augurato, in questo tempo di Avvento, che anche questo Seminario sia “un momento importante di riflessione e confronto che, a suo modo, possa anche aiutarci a preparare il Natale, contemplando il mistero della salvezza. Un Natale che siamo chiamati a vivere anche attraverso la cura della vita che nasce, della vita e della salute di chi fugge ieri in Egitto e oggi in Italia da persecuzioni e guerre, della vita e della salute di chi è lontano dalla propria casa e dalla propria terra”.