Roma – “Al termine di questo nostra giornata di lavori mi sembra opportuno sottolineare la qualità dei contributi che sono emersi dalle relazioni e dai lavori di gruppo. Sottolineare tale qualità non è una sorta di autocelebrazione, ma dice il reale coinvolgimento e l’elevato livello di attenzione e di operatività che le comunità cristiane e più in generale le realtà di derivazione ecclesiale svolgono nell’accoglienza e nella tutela della salute delle persone immigrate”. Con queste parole don Andrea Manto, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità della Cei ha concluso questo pomeriggio i lavori del seminario “Salute e Migrazioni: quale cura per la mobilità”, promosso dallo stesso ufficio insieme alla Fondazione Migrantes.
“Accanto al servizio che viene quotidianamente offerto dalle parrocchie e dalle realtà socio-sanitarie legate alla Chiesa è necessario – ha spiegato – una vasta operazione culturale di sensibilizzazione e di informazione”. Per don Manto il servizio sanitario nelle Regioni italiane è “globalmente cresciuto nell’attenzione agli immigrati, ma permangono disomogeneità e criticità assistenziali”. I servizi di accoglienza e di cura, oggi svolti principalmente dalle Caritas e dagli uffici diocesani della Migrantes e della pastorale della salute, devono “generare una responsabilità condivisa e un’azione educativa alla partecipazione corale e diffusa nei luoghi di cura, nelle istituzioni, nella società civile e nella Chiesa stessa”.
“Specialmente in questo tempo di crisi – ha spiegato il direttore della pastorale sanitaria – è decisivo un confronto ampio e autorevole che aiuti tutti a riflettere sulla ineluttabilità dei processi migratori e sulla possibilità di valorizzarli come risorsa e non come problema, come costo o, peggio, come minaccia. La salute è un bene di tutti ed è un bene per tutti e rappresenta un investimento sul futuro e sulla qualità delle relazioni umane e sulla tenuta morale e valoriale del corpo sociale”. Per don Manto un “raccordo sempre più stretto a livello diocesano tra le realtà operative (Pastorale della salute, Migrantes e Caritas), associazioni e realtà socio-sanitarie di ispirazione cristiana è indispensabile e urgente per cominciare sin d’ora a migliorare insieme il servizio che si fa e per interloquire più efficacemente con le istituzioni regionali e assicurare l’equità nell’accesso e il contrasto delle disuguaglianze”.
Dai promotori e partecipanti al convegno la richiesta e l’auspicio che il Ministero della Salute e le Regioni accolgano “responsabilmente gli stimoli e i suggerimenti che nascono dall’ascolto quotidiano e dalla prossimità agli immigrati reale e fattiva di tante realtà ecclesiali. È un contributo proveniente dall’esperienza viva e pertanto è concreto e utile per costruire un servizio sanitario, equo, sensibile, efficace e veramente umano”.