Bruxelles – Gli studenti internazionali si mescolano con altri giovani in stage o in occupazioni temporanee che colgono nelle grandi città europee. E’ utile un piccolo apporto circa questi giovani che si riferiscono alle pastorali linguistiche a cui appartengono e che incontrano e scoprono piacevolmente durante il loro soggiorno all’estero.
Da gennaio a maggio di ogni anno la Pastorale Italiana di Bruxelles, 5 comunità italiane storiche, propone tre percorsi di formazione e accompagnamento verso il matrimonio religioso. Si va da 30 a 45 coppie ogni anno che bussano alle porte della missione cattolica italiana. Fino a 4 anni fa si constatava che il 50% dei giovani fidanzati era nato in Belgio e quindi seconde e terze generazioni, oggi solo un terzo è di origine italiana mentre i 3/4 sono della nuova mobilità giovanile. Su 30 matrimoni solo 6 sono stati celebrati a Bruxelles ed il resto in Italia. I giovani figli degli emigrati italiani sono sempre più integrati cioè non chiedono più il matrimonio religioso e si sta raggiungendo lo standard delle parrocchie locali che celebrano pochissimi matrimoni religiosi: è preferita la convivenza o, al massimo, il matrimonio civile. Ecco alcune considerazioni circa i percorsi di formazione che ha coinvolto due gruppi di giovani coppie dai 25 ai 40 anni, in preparazione al matrimonio religioso presso la Missione cattolica Italiana di Bruxelles. Si constata che nel contesto migratorio della mobilità professionale della cosiddetta “eurogenerazione” definita anche “generazione E”, i protagonisti, nonostante l’apertura al mondo internazionale brussellese in cui vive e lavora, pur conoscendo la lingua locale, per l’aspetto religioso si rivolgono all’istituzione italiana, prerogativa abitualmente riservata soprattutto alla vecchia emigrazione. Ciò dimostra che il desiderio di mantenimento della propria appartenenza religiosa passa anche attraverso la propria identità linguistica e la propria italianità. Molto interessanti si sono rivelati i racconti delle loro storie di vita e di coppia, nata quasi sempre in contesto migratorio e frutto spesso della mobilità di uno o di entrambi i partners. Non sempre la coppie italiane provengono dalla stessa regione, spesso sono originarie di regioni o città diverse dell’Italia ed hanno vissuto una mobilità professionale già all’interno del territorio italiano ed ora in contesto europeo. Numerose le coppie miste di nazionalità diversa, non solo provenienti dai paesi tradizionalmente europei, (Italia, Francia, Belgio…), ma anche dai paesi dell’allargamento come la Lituania, la Bulgaria o Malta, a dimostrazione che costruiscono e vivono l’Europa quotidianamente in famiglia e non solo nel contesto internazionale che li circonda. Oltre ai crocevia di nazionalità e quindi di lingue e culture diverse, da queste storie sono emersi anche casi di incroci di migrazioni generazionali: un’Italiana di seconda generazione che incontra un Italiano di prima generazione che emigra in Belgio in cerca di lavoro, a dimostrazione che l’emigrazione, chiamiamola di vecchio stampo, non è affatto conclusa. Non solo, ma ci si chiede come verranno definiti i figli di questa coppia frutto dell’incontro tra la seconda e la prima generazione? Poi c’è da annoverare il caso della coppia ticinese per la quale c’è da chiedersi se sia proprio solo la lingua a spingere la scelta di un percorso formativo italiano. Crogiolo di nazionalità e di provenienze diverse, di incontri migratori generazionali, di classi sociali, anche se prevalentemente contrassegnate dalla mobilità professionale, i due gruppi hanno evidenziato uno spaccato di questa eurogenerazione che costella il panorama della mobilità europea. (S. Scandella)