Benedetto XVI: fraternità non è utopia

Cotonou – Riconoscenza a Dio per i giorni trascorsi in Benin “nella gioia e nella cordialità”. È quello che ha espresso Benedetto XVI, nella cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale “Card. Bernardin Gantin” di Cotonou ieri pomeriggio.  “Ho desiderato visitare di nuovo il Continente africano per il quale ho una stima ed un affetto particolari, perché ho l’intima convinzione che è una terra di speranza”, ha detto il Papa.

“Autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e la determinazione degli africani – ha sottolineato -. L’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus può contribuirvi validamente, perché essa apre prospettive pastorali e susciterà interessanti iniziative. La affido a tutti i fedeli africani che sapranno studiarla con attenzione e tradurla in azioni concrete nella loro vita quotidiana”. Ancora un pensiero al card. Bernardin Gantin, “eminente figlio del Benin”, scomparso nel 2008.
“Possa egli accompagnare l’attuazione di questo documento!”, è stato l’auspicio del pontefice. Ricordando gli incontri con “diverse componenti della società del Benin e membri della Chiesa”, Benedetto XVI ha evidenziato che “questi numerosi incontri, così diversi nella loro natura, testimoniano la possibilità di una coesistenza armoniosa in seno alla Nazione, e tra la Chiesa e lo Stato. La buona volontà e il rispetto reciproco aiutano non solamente il dialogo, ma sono essenziali per costruire l’unità tra le persone, le etnie e i popoli”. La parola “Fraternità”, ha aggiunto, “è del resto la prima delle tre parole del vostro motto nazionale. Vivere insieme da fratelli, nonostante le legittime differenze, non è un’utopia. Perché un paese africano non potrebbe indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternità autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro? Possano gli africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!”.
“Ecco l’augurio che formulo con fiducia e speranza prima di lasciare il Benin e il Continente africano”, ha concluso il Papa, incoraggiando anche “l’intero Continente a essere sempre di più sale della terra e luce del mondo”.
In mattinata Papa Benedetto XVI, durante la liturgia eucaristica nello Stade de l’amitié di Cotonou ha consegnato l’Esortazione apostolica post-sinodale ai vescovi dell’Africa. Poi è seguita la recita dell’Angelus. Hanno partecipato alla festosa celebrazione fedeli dal Togo, Burkina Faso, Niger, Nigeria e Costa d’Avorio.
Nella festa di Cristo Re, il Papa ha sottolineato come possa sembrare “sconcertante” la regalità di Cristo: “Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce”. E tuttavia, “è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato”. Il Pontefice si è rivolto, poi, “con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società”, incitandoli ad avere “coraggio”. Poi un motivo di ringraziamento: “Sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in essa per la prima volta. In questo giorno rendiamo grazie a Dio per l’opera compiuta dai missionari, dagli ‘operai apostolici’ originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l’estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano!”.
La Chiesa, ha evidenziato il Papa, “esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo” o “fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio” o “coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana”. Dunque, la Chiesa in Benin, che “ha ricevuto molto dai missionari”, “deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù”. Di qui l’invito “ad avere questa preoccupazione per l’evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero” e a “rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona”. Benedetto XVI ha poi esortato a pregare “oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio”.
Il Papa, consegnando ai vescovi africani l’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae munus”, ha ricordato che ora “prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa”. Una delle prime missioni della Chiesa, ha sottolineato il Pontefice, “è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontane dalla Chiesa”. In realtà, “l’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia”. Infine il Santo Padre ha invitato la Chiesa in Africa ad essere “sempre più il sale della terra” e “luce del mondo”, “luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti”.
“Dopo aver consegnato l’Esortazione apostolica Africae Munus, desidero affidare alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, la nuova tappa che si apre per la Chiesa in questo Continente, affinché ella accompagni il futuro di questa evangelizzazione dell’intera Africa e particolarmente quella di questa terra del Benin”, ha dichiarato Benedetto XVI all’Angelus. Maria, ha aggiunto, “è la Madre della speranza. Questa speranza ci permette di assumere il quotidiano con la forza che dà la verità manifestata da Gesù”. “Cari fratelli e sorelle dell’Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani – ha concluso il Santo Padre -. Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate gli artefici della riconciliazione e della speranza”.