Una celebrità veneta nel racconto di un’emigrante

Venezia – “Te sì veneta?” “Ciò, si”. Così, nelle corsie di un supermercato, davanti ad una bottiglia di Prosecco, è nata l’amicizia tra due donne. Due donne che avevano in comune qualcosa di più che l’essere venete, coeve ed emigrate nella canadese Montreal tanti anni prima. In comune, queste due donne, avevano passi e luoghi di tutta una vita. Solo che non lo sapevano ancora. Fino ad incontrarsi. Concetta Voltolina Kossein è una professoressa veneziana di letteratura francese e italiana. Suor Angéle – al secolo Angiola Rizzardo – è una religiosa trevigiana, emigrata in Quebec ancora minorenne e divenuta uno dei volti più noti della radio e della televisione canadese. Sulle ricette e sui prodotti veneti che promuove nell’etere ha costruito una popolarità che le serve da trampolino per progetti e iniziative benefiche. Ma, come per molti emigranti veneti, il successo è stato costruito a prezzo di molti sforzi e sacrifici. “La sua” racconta l’autrice di “Sapori e profumi di paradiso. Il sorriso di suor Angéle” – la biografia edita con il patrocinio della Regione Veneto – “è la storia che stavo cercando: quella di una donna, veneta, emigrata non al seguito di una marito o un compagno, ma da sola, e che da sola ha saputo farsi strada”.

 
Una storia che Concetta Kossein ha scoperto essere in parte anche la sua. Entrambe, infatti, sono nate a ridosso del secondo conflitto mondiale. Ed entrambe portano nella carne i segni di quegli anni: l’autrice una scheggia di granata nel fianco; Suor Angéle le cicatrici che i tedeschi le inflissero “torturandola, ancora bambina, per aver portato i messaggi dei partigiani”. In più, le loro vicende si svolsero negli stessi luoghi dove Suor Angèle viveva e la madre di Concetta era sfollata per nascondere i figli maschi dalle grinfie dei nazifascisti. Ricordi che le due donne hanno cominciato a rievocare nelle loro chiacchierate, fino ad arrivare a quelli relativi all’arrivo in Canada. “Momenti difficili” ricorda la professoressa che, dopo aver vissuto per sette anni a Parigi, si ritrovò nel cuore della natura canadese. “Ci sono stati dei momenti che avrei voluto piangere camminando per strada, ma non potevo farlo perché” chiosa tra scherzo e realtà “c’era troppo freddo per farlo – anche trenta gradi sotto lo zero – e le lacrime si sarebbero congelate”. Soprattutto “eravamo improvvisamente soli in un paese sconosciuto e diverso”.
Più difficile fu per suor Angèle che, ancora diciassettenne, oltre alla lingua veneta, conosceva appena un po’ di italiano. Più facile per la professoressa, arrivata nei primi anni settanta, laureata e in compagnia del marito – un ingegnere informatico libanese – conosciuto a Grenoble. “Ma in quegli anni c’erano state delle tensioni contro gli italiani”. Erano gli anni della “rivoluzione tranquilla”, dove i francofoni del Quebec si battevano per imporre il francese come prima lingua e vi furono violenze contro i veneti e gli italiani che erano considerati più vicini agli inglesi. “Entrambe, perciò, sentimmo il peso della discriminazione”. L’autrice – che arriverà a cofondare il Centro di cultura veneta nel 1985 – la sperimentò nelle scuole dove “ci battemmo per introdurre lo studio dell’italiano per i figli degli immigrati che conoscevano – e parlano tutt’ora – solo il veneto”. Suor Angèle ne fece, invece esperienza nel convento dove era infine entrata a Montreal e nel quale era considerata”la ragazza italiana” e veniva trattata con una sufficienza non sempre benevola dalle religiose del luogo.
“Anche per questo ho voluto raccontare la sua storia” spiega Concetta Voltolina Kossein: “Non si tratta solo di una biografia. La storia di Suor Angèle, oltre che di una veneta emigrata, è il racconto del suo percorso di donna”. Una donna che ha dedicato la sua vita alla fede e alla solidarietà. Ma che, pur rispettando i voti, è riuscita ad emanciparsi e a costruirsi “una carriera indipendente da professionista” con una storia da leggere e da raccontare. Una storia partita dalle caverne dove si nascondeva dai rastrellamenti e sentiva “i passi dei tedeschi sulla propria testa” e arrivava a farne una celebrità. Una celebrità veneta nel cuore del Quebec. (Veneti nel Mondo)