Due cardinali tra i rom e i sinti: le strade per una nuova evangelizzazione

Roma – L’incontro di Benedetto XVI con oltre 2000 rom in Vaticano, l’11 giugno scorso, ha riportato al centro dell’attenzione della Chiesa i diversi mondi rom e sinti. La fede gioiosa ed essenziale dei rom e sinti, unitamente alle fatiche di vivere dentro una città che rischia nuove esclusioni, è stata riscoperta come un dono importante per la Chiesa. In questa linea di una ‘nuova evangelizzazione’, sono da leggere anche le iniziative di due cardinali italiani – Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI e Agostino Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma – che hanno voluto non dimenticare nella visita pastorale e nelle missioni i rom e i sinti.

 
Il Presidente della CEI e Arcivescovo di Genova, recandosi nella comunità di Sinti di Bolzaneto, nel programma della visita pastorale al vicariato di Valpolcevera, ha voluto ricordare come mentre oggi “talvolta, i figli, sono considerati un limite, un peso”, nella comunità sinta “i figli sono una grande ricchezza…E’ un insegnamento che tutti dovremmo raccogliere ossia che, nonostante le difficoltà materiali, che non sono poche, da voi i figli sono accolti come un grande dono”. Un amore alla vita che nella comunità sinta collega direttamente fede e vita, fede e cultura, e che provoca profondamente le nostre comunità spesso chiuse alla vita.
Il cardinale Vicario di Roma ha, invece chiuso la missione ai rom predicata da 14 alunni teologi del Seminario Romano Maggiore, accompagnati dal direttore spirituale e dal direttore dell’ufficio diocesano Migrantes, con la celebrazione del battesimo di sei bambini del campo rom di Salone a Roma. Una celebrazione familiare, perché 4 dei sei bambini battezzati sono di una famiglia di 14 figli e due dei battezzati figli del primogenito della stessa famiglia. Ancora una volta la famiglia e la vita sono i due doni più belli che i rom regalano al loro ingresso nella Chiesa. Doni preziosi che aiutano a sentire i rom non solo destinatari di servizi, come spesso avviene, ma protagonisti di una esperienza di fede e di vita che provoca le coscienze e gli stili di vita nelle nostre comunità cristiane. In questo senso, la visita pastorale a Genova e la missione a Roma ricordano alle nostre Chiese locali l’importanza di una ‘nuova evangelizzazione’, che ritorni a costituire una opportunità nel nostro tempo di ridire e ripensare la fede incontrando le persone nei diversi luoghi della vita. Nessuno può essere escluso dalle nostre scelte pastorali e se ci deve essere una preferenza questa è per i piccoli, i più deboli, i poveri. L’originalità, la storia, ma anche le sofferenze e i disagi vissuti con fede dal popolo rom, ieri come oggi, sono un tesoro che non può rimanere ai margini, ma costituire i motivi di una rinnovata amicizia tra Chiesa e popolo rom. La scelta del tema ‘Vi ho chiamato amici” nella missione rom a Roma è stato significativo non solo per le risonanze evangeliche giovannee, ma anche perché richiama un valore, l’amicizia, che nasce sempre da avvenimenti e momenti semplici – come ricordava il card. Carlo Maria Martini nel bel volume ‘Trovare amici’. In un tempo di distanze, di paure, di pregiudizi che allontano le persone, costruire, nella visita pastorale e nella missione, momenti di incontro e di amicizia significa indicare e preparare la strada per una nuova evangelizzazione.