Roma – La comparazione tra il bilancio demografico dei residenti stranieri e quello dei cittadini italiani mette in evidenza due comportamenti radicalmente opposti. E’ quanto affermano gli autori del volume “Il cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell’Italia” (Editori Laterza), a cura del Comitato per il progetto culturale della CEI, presieduto dal card. Camillo Ruini e che è stato presentato ieri sera a Roma con un convegno al quale hanno partecipato, fra gli altri, il card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI e il card. Camillo Ruini, Presidente del Comitato per il progetto culturale.
Gli stranieri, scrivono i ricercatori, con quattro milioni e 563mila iscritti in anagrafe al 1 gennaio 2011, segnalano nel corso del 2010 un accrescimento complessivo di 328mila unità. La variazione – si legge – deriva da “un saldo naturale positivo di 73mila unità, ossia 78mila nati a fronte di cinque mila decessi, che si somma ad un bilancio dei movimenti con l’estero altrettanto attivo per 376mila unità. Il risultato positivo è infine attenuato da 64mila uscite per passaggio alla cittadinanza italiana”. La popolazione con cittadinanza italiana segnala una diminuzione nonostante il consistente flusso di nuovi cittadini.
Nella ricerca si sostiene che la presenza straniera si “orienta sempre più verso modelli di insediamento stabile e definitivo, inserito in un progetto di vita vincolato non già al paese di provenienza ma al contesto italiano”. In questo è “strategico” il ruolo della famiglia immigrata il cui “progressivo radicamento trova riscontro nel consolidamento delle forme nucleari e nell’accrescimento della presenza di minori (sempre più inseriti nel sistema scolastico), un processo che risulta favorito anche dall’aumento dei ricongiungimenti”. Questo dimostra che è cambiata la progettualità dell’immigrazione: se in passato costituiva un “momento” della vicenda individuale oggi “il viaggio intrapreso è di sola andata”.
I ricercatori sottolineano che i flussi migratori continueranno a crescere: per questo “risulterà di gran lunga più opportuno gestire il fenomeno dell’immigrazione piuttosto che subirlo”. Gestirlo – spiegano – “non solo stabilendo, come già dovrebbe accadere, quote di ingressi compatibili ma anche regolando meglio il funzionamento del mercato del lavoro italiano, con particolare riferimento al lavoro stagionale e soprattutto al controllo delle attività e delle occupazioni nel vasto compartimento della cosiddetta ‘economia sommersa’”.
La ricerca si articola in tre capitoli. Il primo è orientato a fornire una oggettiva lettura del cambiamento, attraverso l’analisi della dinamica dei fenomeni demografici e delle trasformazioni strutturali della popolazione e delle famiglie in Italia, mentre nel secondo ci si spinge alla riflessione sulle sue cause e sulle relative conseguenze di ordine economico e socio-culturale. Il terzo capitolo apre la via al difficile terreno delle proposte e affronta la questione del governo del cambiamento demografico. In tale ambito si prospettano indirizzi e azioni di politica demografica, con i necessari riferimenti alle specifiche aree di attenzione e il richiamo al tema delle politiche familiari e di conciliazione; non solo come strumento di equità e come doveroso riconoscimento sul piano dei diritti individuali, ma ancor più come strategia efficace e funzionale nel contrasto delle prospettive di regresso demografico.