Assolti i tunisini che salvarono 44 naufraghi

Cambiarono la rotta dei loro pescherecci per aiutare i migranti ma, appena sbarcati a Lampedusa, furono arrestati

Palermo – Un’azione di salvataggio di vite umane si è trasformata in un incubo giudiziario per due comandanti di pescherecci tunisini, che adesso sono stati assolti. Dopo 4 anni, la Corte d’appello di Palermo ha messo la parola fine sulla vicenda dei due pescatori a capo dei pescherecci che l’8 agosto del 2007 salvarono 44 naufraghi su un’imbarcazione che rischiava di colare a picco nel canale di Sicilia. I due comandanti erano accusati di ‘violenza a nave da guerra’, perché decisero di cambiare rotta, contravvenendo alle indicazioni del codice navale, e per resistenza a pubblico ufficiale. I comandanti, infatti, decisero di far sbarcare i migranti nel porto sicuro più vicino che era Lampedusa, ma furono arrestati assieme ai cinque membri dell’equipaggio, tutti tunisini. In primo grado i pescatori furono assolti dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre i comandanti furono condannati. Dopo la requisitoria del processo di secondo grado, nella quale il procuratore generale Umberto De Giglio ha chiesto l’assoluzione di Abdelbasset Zenzeri ed Abdelkarim Bayoudh, la terza sezione della Corte d’appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado del tribunale di Agrigento, assolvendo i due comandanti perché il fatto non costituisce reato, in quanto nell’azione di salvataggio ricorreva un evidente stato di necessità.

 
Soddisfatti la sezione siciliana dell’Asgi (Associazioni studi giuridici sull’immigrazione) e la Borderline Sicilia onlus che, in un comunicato, «si augurano che dannosi e paradossali processi come quello che ha coinvolto i sette pescatori tunisini non vengano più avviati». Gli equipaggi dei due motopescherecci tunisini, il Mohamed El Hedi e il Morthada, si trovavano a circa 40 miglia dalle coste di Lampedusa, dove stavano svolgendo attività di pesca.
La notte del 7 agosto, risposero all’Sos di 44 immigrati ammassati su un gommone in balia del mare forza 4. I sette pescatori, tutti originari di Teboulba, furono arrestati appena entrati nel porto di Lampedusa. La vicenda suscitò indignazione e in quei mesi si costituì un movimento spontaneo composto da numerose associazioni internazionali per la difesa dei diritti dell’uomo. (A.Turrisi – Avvenire)