Roma – Ieri si è riunita, presso la Fondazione Migrantes, la CEMI (Commissione episcopale per le migrazioni) .
Al termine della riunione i vescovi della CEMI e la Fondazione Migrantes hanno rilasciato il seguente comunicato che pubblichiamo integralmente.
1. L’anno 2011 è stato segnato dall’arrivo in Italia di oltre 60.000 immigrati in fuga dal Nord Africa, travolto dalla cosiddetta ‘rivoluzione dei gelsomini’. L’arrivo massiccio, che continua in questi giorni, ha richiesto uno sforzo importante all’ isola di Lampedusa anzitutto per la prima accoglienza e anche alle nostre comunità nella costruzione della seconda accoglienza. Una parola di riconoscenza va alle città e regioni che si sono prontamente aperte all’accoglienza, nonostante le difficoltà e la crisi. L’invito è a continuare in questo stile solidale, che sa distinguere immigrati e richiedenti asilo, ma unire l’attenzione al rispetto e alla cura di ogni persona che arriva sul suolo italiano. Una particolare attenzione e cura, poi, va agli oltre 3.000 minori giunti sulle nostre coste nel 2011, provenienti sia dal Nord Africa e dall’Africa subsahariana che dal Corno d’Africa, ma anche dall’Afganistan, dall’Iran e da altri Paesi asiatici: la mancanza di una famiglia deve essere supplita dallo stile di una ‘Chiesa domestica’ che sa riconoscere in tutti i suoi figli.
2. L’anno 2012 vedrà la Chiesa prepararsi al Sinodo dei Vescovi dedicato al tema della nuova evangelizzazione. Coniugare il tema della nuova evangelizzazione con le migrazioni in atto significa abituare le nostre comunità a saper discernere nei nuovi incontri i segni di una grazia che si rinnova: oltre 2000 adulti stranieri che hanno chiesto di percorrere un cammino di iniziazione cristiana, provenienti specialmente dalla Cina, dall’Albania e da alcuni paesi africani; 25.000 matrimoni misti ogni anno; 2300 sacerdoti di diverse nazionalità presenti in Italia ad accompagnare i propri connazionali o inseriti nella pastorale ordinaria. La percezione dell’altro, segnata talora da paura e distanze, deve fare posto nelle nostre comunità al riconoscimento di alcuni segni importanti di rinnovamento della fede, che passa attraverso anche 1 milione di nuovi cattolici di almeno 100 paesi del mondo che vivono nelle nostre parrocchie.
La nuova evangelizzazione e le migrazioni si coniugano, pertanto, non soltanto con nuovi cammini di fede, ma anche con un nuovo stile di vita responsabile e solidale, che sa superare ogni forma di paura e discriminazione, attraverso cammini e alleanze educative. E l’Eucaristia che celebriamo ogni domenica – come ci ha ricordato il Congresso eucaristico nazionale di Ancona appena concluso – è una risorsa di grazia per costruire la città e per continuare il cammino verso la ‘cittadinanza globale’.