Monaco di Baviera – “Il problema del vivere insieme non riguarda solo i cittadini immigrati ma anche i cittadini dei paesi di accoglienza, è anche un nostro problema”: così Daniela Pompei, intervenendo questa mattina al Meeting internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Monaco.
“Dinanzi al destino di vivere insieme, si levano da più parti schegge impazzite che si rivoltano e che da questo destino credono di difendersi”, ha continuato poi la responsabile di Sant’Egidio per l’immigrazione, evidenziando come l’attentato terroristico in Norvegia, i fatti di violenza verificatisi a Londra e la fredda reazione europea alla Primavera araba, siano simboli di un nodo non risolto del ‘destino comune’’. “Il futuro di crescita o decrescita demografica ed economica di molti paesi europei, dipende in buona parte anche dalla presenza o meno di cittadini stranieri. I movimenti migratori hanno contribuito per ben il 60 % all’aumento della popolazione dell’Europa. La sfida demografica per l’Europa è qualcosa di nuovo e richiede uno sforzo comune per fare in modo che il declino dovuto all’invecchiamento sia contrastato. I due segmenti che aumentano più rapidamente in seno alla popolazione sono gli anziani e gli immigrati, ma sono i due segmenti sui quali meno si ragiona in termini di grande potenziale”, ha continuato.
“Dalle persone immigrate emerge una grandissima domanda di integrazione”, ha spiegato Daniela Pompei , “ma gli europei hanno chiaro che quello della convivenza è un bisogno primario anche per loro, necessario e indispensabile per vivere? Interagire, rompere l’isolamento, comunicare non è un bisogno dell’anziano europeo? Del giovane londinese? L’Europa può per il suo futuro fare a meno dell’altro? Come ha detto il Papa Benedetto XVI, può congedarsi dalla storia?”.
A tal fine secondo la Pompei, “la convivenza è l’arma più efficace e forse l’unica possibilità che abbiamo per riprenderci il controllo e il governo di fenomeni epocali come l’immigrazione ma alla fine anche il controllo delle nostre stesse esistenze troppo rattrappite dalla paura’.
Raffaele Iaria