Alunni e studenti di 180 diverse nazionalità
Roma – In settembre riprendono le scuole. Tra gli alunni, sempre più numerosi, sono coloro che sono venuti da oltre 180 nazioni del mondo: sono i figli di immigrati, uomini e donne, famiglie arrivate in Italia; sono i bambini nati in Italia da genitori stranieri.
Tra l’anno scolastico 2000/2001 e 2009/2010, in dieci anni, gli studenti con cittadinanza non italiana sono aumentati di quasi il 400%, passando da 147.406 ai 673.000. Nell’anno scolastico appena trascorso, 2010-2011, si è superato il numero di 700.000 alunni nelle scuole dell’obbligo. In alcuni contesti, si parla di oltre 2000 classi, gli studenti stranieri hanno superato la percentuale del 30%. Soprattutto la crescita del numero degli alunni stranieri è avvenuta nelle scuole dei paesi della campagna lombarda-emiliana, degli appennini tosco-emiliani, nel Veneto, delle periferie delle grandi città, laddove è cresciuta la concentrazione delle famiglie immigrate.
A motivo del crescente numero di studenti con cittadinanza non italiana che frequenta le scuole italiane, l’integrazione dei minori stranieri nella società italiana e, in particolare, nell’istituzione scolastica è uno dei temi, delle sfide educative di cui si è maggiormente discusso negli ultimi anni. Problematico è l’inserimento, per chi arriva ad anno scolastico iniziato, l’abbandono scolastico, l’accoglienza nelle scuole da parte degli insegnanti e degli studenti, la valorizzazione dei contesti scolastici di partenza fino ad arrivare alla considerazione di un insegnamento interculturale, per riconoscere il valore aggiunto che gli alunni stranieri portano nelle nostre scuole. Ad apertura delle scuole, mentre ci auguriamo una crescita di una educazione interculturale, desideriamo invitare all’accoglienza, alla cura dell’accompagnamento dei nuovi studenti nelle nostre scuole. Al tempo stesso, invitiamo gli studenti stranieri a non avere paura, anche nell’affrontare le fatiche iniziali di un nuovo contesto scolastico; a leggere la nuova esperienza scolastica come un luogo in cui confrontare la propria storia e cultura con la storia e la cultura del nostro Paese; a non considerare come rifiuto e pregiudizio anche la fatica di insegnanti e studenti all’incontro con l’altro. Infine, proponiamo ai nuovi studenti stranieri di avvalersi dell’insegnamento della Religione cattolica – come hanno fatto oltre il 50% degli altri alunni stranieri – come un luogo educativo per conoscere un’esperienza importante della storia italiana e confrontarla con la propria esperienza religiosa.
Questa reciproca comprensione tra insegnanti, studenti e nuovi studenti stranieri può diventare un motivo in più per costruire un ‘curriculum’ dove lo studio e le conoscenze sono più ricche e fruttuose nell’incontro e nel rispetto, nel dialogo interculturale. (G. Perego)