Perugia – L’Umbria sta facendo la sua parte nell’accogliere con dignità i profughi che giungono dal Nord Africa. Degli attuali 20mila presenti in Italia, alla Regione Umbria è stato chiesto dal Governo di accoglierne poco più di 300 e la quota sembra quasi raggiunta con l’arrivo di altri 12 profughi nelle prossime ore, ma di certo non si tirerà indietro se l’emergenza dovesse proseguire. E’ quanto è emerso ieri a Palazzo Donini in Perugia, sede della Giunta regionale, durante la firma del protocollo d’intesa tra Regione, Conferenza episcopale umbra (Ceu) e Anci regionale. Presenti la presidente della Regione, Catiuscia Marini, il presidente della Ceu, mons. Vincenzo Paglia, e il presidente dell’Anci umbra, Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia.
«Con la firma del protocollo di oggi – ha detto la presidente Marini – di fatto formalizziamo il lavoro svolto in questi ultimi tre mesi, da quando il Governo ha chiesto alle Regioni e alle comunità locali di collaborare nella gestione dell’accoglienza dei cittadini provenienti dal Nord Africa, in conseguenza alle note vicende riguardanti alcuni Paesi del Mediterraneo, in particolare la Libia. Abbiamo in sede nazionale rappresentato anche una volontà espressa dal territorio di una gestione dell’accoglienza che interpretasse i valori di solidarietà e di civiltà della nostra terra. Abbiamo proposto un modello organizzativo e gestionale, che, in collaborazione con il Governo (sul territorio rappresentato dalle Prefetture di Perugia e Terni e dal ruolo di coordinamento del prefetto di Perugia per la gestione dell’immigrazione), ha visto collaborare sia i soggetti istituzionali (la Regione attraverso la Protezione Civile con il suo Centro regionale di Foligno, le Amministrazioni locali con i Comuni ed il coordinamento svolto dall’Anci che gestisce da sempre alcuni progetti mirati all’accoglienza riguardante i richiedenti asilo politico negli anni) che il mondo del volontariato».
«Il salto di qualità di questo modello umbro di accoglienza – ha aggiunto la presidente della Regione – è stato rappresentato dalla volontà di tenere insieme le istituzioni pubbliche con la rete ricchissima del volontariato. La scelta che abbiamo compiuto – ha commentato la presidente Marini – ci ha dato ragione, perché era una modalità di accoglienza che ha messo al centro le persone con i loro bisogni e i loro diritti e, nel contempo, consentito un alto livello di sicurezza che pure deve essere garantito. Posso dire che questo modello ha retto anche una prova che nell’immediato poteva essere una prova complessa e difficile. Penso che abbiamo fatto bene a rifiutare modelli alternativi come quelli dei campi di accoglienza”. «Nel protocollo – ha evidenziato infine la presidente – sono indicati anche degli aspetti che gestiremo con le Amministrazioni locali, riguardanti i progetti sociali rivolti alla permanenza di questi immigrati nel nostro territorio».
«E’ particolarmente significativo quanto detto dalla presidente Marini – ha esordito nel suo intervento mons. Paglia –, perché mostra che il modello che noi abbiamo applicato nella nostra regione ha permesso non solo la soluzione vera all’accoglienza di questi profughi, ma anche una soluzione umana e bella. Questo aspetto non è secondario in una situazione come quella che stiamo vivendo. Di fronte alle paure per l’arrivo in massa di persone in fuga dal Nord Africa, noi abbiamo dimostrato che la disponibilità della regione in generale, ed è bene sottolineare la pluralità dell’accoglienza fornita da soggetti diversi che hanno dato vita ad una armoniosa collaborazione tra loro, ha permesso a questi nostri fratelli e sorelle, che, come diceva la presidente Marini hanno attraversato il mare della morte, qui hanno trovato una sponda attenta».
«Sottolineerei la dimensione umana di questo modello di accoglienza – ha proseguito mons. Paglia –, perché non si tratta solo di aprire le porte, ma di accogliere in una tradizione che è la nostra, con umanità e spirito di fratellanza, portatrice dei valori francescani di pace. Credo che questo modello di accoglienza, che vede coinvolte diverse componenti della società umbra da quella istituzionale civile a quella ecclesiastica e del volontariato, inizia a raccogliere i suoi frutti nel vedere una serenità nella vita di queste persone in mezzo a noi. E questo è particolarmente significativo».
“Terremo presente che quanto abbiamo fatto probabilmente richiederà una continuità della collaborazione e dell’attenzione ed anche nella scelta e nelle modalità per aiutare i diversi tipi di profughi che arrivano, perché non tutti sono uguali e non tutti hanno le stesse esigenze. In questo caso l’Umbria è la più piccola, ma certamente non è l’ultima delle regioni a mostrare un’accoglienza bella, fraterna e umana».
«L’Umbria piccola ma modello, come è stato appena ricordato, in questa fase e nella gestione dei servizi per l’accoglienza dei rifugiati, che gestiamo ormai da diversi anni», ha sottolineato. il sindaco Boccali, che ha aggiunto: «confermiamo come Anci la volontà di proseguire questo lavoro. Voglio dare atto della capacità del coordinamento messo in atto dalla Regione per questa accoglienza che ha coinvolto diversi soggetti, secondo un modello che tutti abbiamo potuto verificare essere il migliore possibile».