I giornalisti: lasciateci entrare nei Cie

Cronisti assiepati davanti ai cancelli delle strutture.

Milano – Giornalisti, parlamentari e rappresentanti del terzo settore (dalle Acli alla Cgil, dall’Arci alla Cisl) si sono dati appuntamento davanti ai cancelli di 12 Centri di identificazione ed espulsione per chiedere al Ministro Maroni di cancellare la circolare numero 1305 del 1° aprile. Il testo vieta ai giornalisti l’ingresso ai centri di detenzione per migranti «per non intralciare» le attività. «Cosa vuole nascondere Maroni, vietando ai giornalisti l’ingresso nei Cie?», si chiede il parlamentare Pd, Jean Leonard Touadi che ieri ha visitato il Cie di via Corelli a Milano e, al termine della visita, ha annunciato: «Mercoledì alla Camera presenteremo una proposta di legge per abolire il reato di clandestinità». Nell’ambito della campagna ‘LasciateCientrare’ il segretario della Fnsi (il sindacato dei giornalisti, ndr ) Franco Siddi si è recato davanti ai cancelli del centro di Elmas a Cagliari: «Il diritto di cronaca non può essere sospeso. La paura dell’informazione è un errore che un Paese democratico non deve commettere». Ieri i cronisti sono rimasti ai cancelli. Hanno però potuto entrare nei Cie parlamentari e consiglieri regionali. «Sono un monumento alla violazione delle Costituzione», il durissimo commento di Furio Colombo, parlamentare Pd a capo del comitato Diritti umani della Camera, all’uscita dal Cie di Ponte Galeria (Roma). Nei centri per migranti, le condizioni di detenzione sono ancora peggiori rispetto a quelle già drammatiche che si registrano nelle carceri. Da Trapani a Milano, da Torino a Roma, le relazioni dei parlamentari sono tutte simili tra loro: stranieri detenuti senza sapere le motivazioni, denunce di pestaggi, tentativi di suicidio (l’ultimo nella notte tra domenica e lunedì a Milano), uomini che ingoiano lamette da barba o si tagliano le vene. A Roma è persino vietato possedere libri: potrebbero essere incendiati.

 
Su questa situazione già incandescente si è poi aggiunto il prolungamento della detenzione da sei a 18 mesi. «Si tratta di una persecuzione inutile e costosa per lo stato italiano ha sottolineato il parlamentare Udc, Savino Pezzotta, che ha visitato il Cie di Milano – . Non fare entrare i giornalisti è un grave errore, crea il sospetto che ci sia qualcosa da nascondere ». Sempre sul tema immigrazione, ieri dall’Europa è arrivata una bacchettata a Italia e Francia che, nella gestione dei flussi di migranti in arrivo dal Nordafrica, hanno rispettato il diritto europeo da un punto di vista formale ma non vi è stato il «pieno rispetto dello spirito delle regole di Schengen». Ne è convinta il commissario UE agli Affari interni, Cecilia Malmstroem che ieri è tornata sul tema a seguito dei chiarimenti e le informazioni fornite da Roma e Parigi alla Commissione. «Dobbiamo garantire un’interpretazione coerente e corretta di queste norme, ha aggiunto Cecilia Malmstroem – in uno spirito di solidarietà e fiducia reciproca». Sia la decisione dell’Italia di rilasciare un permesso di soggiorno temporaneo, sia i controlli effettuati dalla polizia francese al confine si sono svolti «nei limiti compatibili con il codice frontiere Schengen – ha aggiunto il commissario UE – . Ma serve un approccio più ‘comunitario’ » (Avvenire)